Spotzer, a fine anno lo sbarco in Italia
18/06/2007
Intervista al ceo Andrew D. Klein: “Non facciamo concorrenza alle agenzie strutturate. I nostri sono clienti con budget ridotti. Per loro l’accesso al mercato tradizionale è impossibile. Offriamo l’opportunità, grazie al web, di realizzare spot a basso costo”.
Spotzer (www.spotzer.com) si è presentata ufficialmente l’anno scorso in occasione del Festival Pubblicitario di Cannes. In quell’occasione, era stata annunciata la piena operatività a partire da fine 2006. “Abbiamo mantenuto le promesse”, racconta a ‘Youmark’ Andrew D. Klein, “Al momento contiamo sedi in Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti”.
Quanto è importante il mercato europeo rispetto agli Stati Uniti?
"E’ altrettanto importante di quello statunitense. Credo che fatto cento il totale, i due Paesi si dividano la torta a metà".
Che tipo di servizi fornite al momento? Solo spot televisivi o anche quelli per il web e la telefonia mobile?
"Al momento siamo in grado di fornire spot per il piccolo schermo, internet e l’outdoor. Ai cellulari ci arriveremo l’anno prossimo".
E il media?
"Siamo anche in grado di fornire planning e buying".
Ma in pratica cosa fate?
"Produciamo spot e poi li mettiamo in vendita sul nostro sito. Abbiamo un nostro centro di produzione e siamo in grado di realizzarne un centinaio a settimana. Con un grande abbattimento di costi".
Come fate a lavorare senza un brief, un prodotto, una strategia?
"Lavoriamo per categorie merceologiche. Se ci astraiamo dai singoli brand, possiamo notare come i plus dei prodotti si assomiglino molto. Pensiamo, ad esempio, alle pubblicità delle auto. Gli elementi su cui si punta sono più o meno sempre gli stessi. Un’auto è veloce, sexi, graffiante, affidabile oppure economica. Alcuni plus sono condivisi da molti prodotti".
I vostri creativi saranno felici di lavorare senza vincoli.
"Sì, credo che con noi si sentano veramente liberi di creare. Ma è anche una grande sfida, perché bisogna cercare di intuire cosa può essere in linea con le esigenze del mercato".
Quanto costa un vostro spot?
"Concediamo licenze di utilizzo, per una determinata area e per un determinato lasso di tempo. Significa che lo stesso spot può andare in onda in Olanda per un cliente, in Inghilterra per un altro e in Giappone per un altro ancora. Il costo minimo è di 500 euro".
Che tipo di riscontro avete ottenuto finora dal mercato?
"Ottimo, sia in Europa sia in America. Abbiamo clienti nell’area healthcare, finanziaria, assicurativa, arredamento, commercio al dettaglio e altri ancora".
Ritiene l’Italia un Paese interessante per questo tipo di business?
"Assolutamente sì, insieme alla Spagna. Ci sono moltissime aziende piccole o piccolissime nostri potenziali clienti. Vorrebbero fare comunicazione utilizzando spot, ma non ne hanno la possibilità. Noi diamo loro questa opportunità. Non togliamo lavoro alle agenzie di pubblicità strutturate, perché da loro questi clienti non andrebbero mai".
Ma se oggi un cliente italiano vuole accedere ai vostri servizi, come fa? "Oggi è tutto virtuale. Può guardare gli spot che sono online sul nostro sito, può scriverci una mail o contattarci al telefono. Siamo in grado di fornire il servizio. Lavoriamo così già per molti Paesi dell’Est europeo".
E il problema della lingua?
"Abbiamo copywriter operativi in tredici Paesi. Siamo in grado di fornire testi in tutte le lingue".
Come valuta l’evoluzione dei media nei prossimi cinque anni?
"Credo che la mentalità dovrà cambiare radicalmente e che gli spot trasmessi in Tv perderanno drammaticamente importanza. Il nuovo hatù è la segmentazione delle audience e per questo ritengo che il ruolo del web diventerà sempre più centrale".
Che obiettivi vi siete posti per fine anno?
"Aprire sedi anche in Spagna e nel vostro Paese".
Siete alla ricerca di partnership?
"Non ci interessano partnership con strutture, ma partnership con persone".
(leggi l'articolo 'Per gli spot low budget ora c'è il fai da te' -
http://www.youmark.it/article.php?id=1022)
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