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Nel cellulare il device del futuro

30/05/2007

Il cellulare è il ‘device’ della convergenza. La tecnologia per il ‘grande passo’ c’è già tutta, il problema è la sua integrata interazione. Su tutto lo zampino di un business non da poco, che non abdica a un successore. Senza dimenticare, poi, che L’Italia non osa e si fa ‘soffiare’ opportunità eccellenti.

Che il cellulare rappresenti l’oggetto del domani è intuibile, tanto ha in sé le caratteristiche per ospitare l’evoluzione di una tecnologia sempre più propensa a rendere tutto disponibile, usufruibile, convergente e interattivo, ovunque. 
Senza dimenticare che in Europa il telefonino vanta una penetrazione vicina al 100% e che in Italia, secondo rilevazioni 2004 su 2005 a firma Full Six, supera quella delle lavastoviglie.
“Nella ‘lotta’ tra i vari apparecchi, dove i diversi produttori si fronteggiano per ottenere l’attenzione del consumatore, se oggi il primato spetta al pc, il domani appartiene al cellulare”
E’ da questa convinzione che Paolo Paolini, coordinatore scientifico Hoc-Lab (Politecnico di Milano), introduce Admire, il progetto interamente dedicato a una scommessa per il futuro, con il telefonino quale ‘device della convergenza’ (http://www.marketingreloaded.com/site/images/stories/files/paolini_admire.pdf.)
“Una sorta di ‘avatar’ tecnologico dell’utente, in cui riunire informazioni, contenuti, preferenze,…”
Secondo Admire, infatti, l’ambiente si vestirà di tecnologia, ma non gli spetterà di fornire intelligence, gli basterà essere reattivo.

Significa che a essere intelligenti saranno i cellulari, è questo l’obiettivo del vostro lavoro? “Ci stiamo movendo in tre direzioni. Da un lato lo studio della ‘user experience’, ossi capire cosa vuole l’utente, cosa diventa per lui interessante a seconda delle diverse situazioni. Oggi le tecnologie per la convergenza sono tutte disponibili, il nostro impegno sta nel capire come ‘combinarle’, come farle dialogare. Infine, siamo impegnati nella ricerca di partner per la realizzazione di prototipi applicativi”.

Qual è lo scenario che si prospetta?
“Per prima cosa il superamento dell’angoscia da ‘user profile’, con dati personali inseriti nel telefonino e scaricati a seconda della necessità, senza bisogno di ridigitare ogni volta le stesse informazioni. Ma soprattutto la possibilità di interagire con tutta la tecnologia riversabile nell’ambiente. Così si potrà prenotare il teatro interfacciando il proprio cellulare al cartellone di programmazione, ma anche prenotare il ristorante che ci viene consigliato in base ai nostri gusti, trovando automaticamente inserito nel navigatore il percorso per arrivarci”.

A quando la trasformazione?
“A quando si sarà trovato un nuovo modello di business. La visone Admire fa saltare i modelli esistenti, in quanto i contenuti diventano il nuovo valore, mentre il trasporto dell’informazione si trasforma in commodity a basso costo. Non a caso il tasto ‘skype’ ancora non appare in nessun cellulare. In occasione dell’ultimo Cebit di Hannover (www.cebit.de/homepage_e)
abbiamo chiesto a un ricercatore Motorola perché. La risposta è che non lo permettono i gestori, bisognerà aspettare altri 4 –5 anni. Il primo che lo farà obbligherà anche i concorrenti”.

Significherà che tutti si butteranno sui contenuti?
“Non basta volerlo, bisogna esserne capaci. Anche quando arrivarono le tv private si pensò che sarebbero state il nuovo business di chi già faceva i giornali, ma non fu proprio così. Per questo potrebbero anche nascere nuovi soggetti, non abituati ai guadagni che la telefonia mobile ha garantito, dunque più predisposti a buttarsi in nuove nicchie”.

Il Comune di Milano ha deciso di investire nel wi fi. Entro il 2012 dovrebbero essere piazzate 15.000 antennine a banda larga su lampioni e semafori, per un totale di 17 milioni di euro. Significa che la città, che già merita il record europeo essendo per il 95% coperta dalla fibra ottica, diventerà anche una delle 10 top mondiali perché più facilmente navigabile?
“Il problema è finalizzare l’investimento. L’idea che la gente potrà stare al parco con il pc sulle ginocchia fa ridere. L’obiettivo, invece, è fare in modo che ovunque, dalle fiere agli alberghi, si possano ottenere e utilizzare informazioni attraverso il cellulare. Avete presente l’evento Nike in Times Square? Quanto viene fatto ‘per gioco’ deve essere trasformato in shopping, cultura, benessere, tempo libero, ecc.. Si tratta di una grande occasione per Milano, una città che avrebbe le carte in regola per impossessarsi del nuovo modello di business, rientrando dell’investimento proprio attraverso la vendita di contenuti. ”

E il marketing, cosa cambia per questa industria?
“Per il momento l’industria del marketing non ha colto la trasformazione in atto. Manca la cultura della sperimentazione, sopraffatta da quella dell’imitazione”.

In merito al sistema dei media, invece, quali implicazioni possiamo attenderci?
“Sicuramente l’avvento del cellulare impatterà sul resto, ma alla stregua di quanto già avvenuto con gli altri media, nessuna nuova innovazione elimina la precedente, bensì impara a conviverci assumendo prerogative e linguaggi propri. Se si è comodamente seduti alla scrivania resterà più comodo utilizzare il pc, ma fuori casa, per il trasporto dei contenuti, il cellulare è la risposta di una fruizione mobile”.

In che situazione è la ricerca in Italia?
“In quanto a tecnologia non siamo messi male, malissimo, invece, per ‘adozione’. Il nostro è un mercato vischioso e conservatore. Se non l’ha già fatto qualcuno, non ci si fida. Nel ’93 al Politecnico già facevamo lezioni sul web, ma fino al ’98 non è interessato a nessuno. Dal ’99 ci occupiamo di didattica avanzata utilizzando mondi 3D, ma solo oggi iniziano a interrogarci in merito, trainati dal successo di Second Life”.

Un sogno nel cassetto?
“Che l’industria ci desse retta e si riuscisse a fare qualche cosa assieme. In Italia si deve capire che la ricerca, così come la cultura, non possono più essere finanziate dallo stato. Si tratta di investimenti che si fanno perché ci si crede, perché creano benefici.
Come vi spiegate che dagli Usa abbiamo ricevuto ben 60 richieste di interesse per utilizzare il motore Istant Multimedia messo a punto dal nostro Hoc-Lab e dall’Italia zero?
Eppure la nostra tradizione parla di collaborazione tra ricerca e industria. La prima centrale elettrica è nata a Milano proprio grazie a questo connubio, così come la Pirelli, che nacque sposando il consiglio del rettore del politecnico di utilizzare il caucciù. Il mio sogno nel cassetto, dunque, è trovare un’industria che ci creda e che faccia sedere al tavolo rotondo della discussione anche ‘la ricerca’, non per forma, ma per sostanza”.


CHI E’ PAOLO PAOLINI
Paolo Paolini è il coordinatore scientifico del laboratorio Hoc, oltre che professore di ruolo al Politecnico di Milano (Informatica Grafica), docente alla Facoltà di Ingegneria e Disegno Industriale, sempre del Politecnico di Milano, e docente alla Facoltà di Scienze delle Comunicazioni all'Università della Svizzera Italiana (USI), Lugano.
HOC - Hypermedia Open Center (http://hoc.elet.polimi.it/) è il laboratorio del Dipartimento di Elettronica ed Informazione del Politecnico di Milano, fondato nel 1996. Si interessa di web, multimedia, metodologie di progettazione avanzata, applicazioni della ‘net-society’, comunicazione innovativa mediata da tecnologie, con applicazioni che vanno dal commercio elettronico al patrimonio culturale, dall’ e-learning alle applicazioni educational avanzate in mondi 3D. Il suo obiettivo è aprire la ricerca universitaria alla multidisciplinarietà, la sua sfida coniugare ingegneria con creatività e comunicazione. Il suo ‘sogno’, trovare imprese veramente disposte a ‘investire’ in ricerca.

 

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