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Marco Testa: se non sei fenomeno sociale, non esisti

08/07/2008

Gli piace la comunicazione che lascia un segno tangibile nella società. Perché altrimenti è farlocca. Come reputa purtroppo sia la maggior parte dei film che vincono a Cannes. Ed è un vizio che il Festival ha da quarant'anni. Di cui ricorda la delusione ricevuta nel 1972 per ‘Goodbye Harold’ di Crest, uno spot che ancora sente di citare su molti, ma mai andato in onda. Non a caso, se fosse presidente di giuria, imporrebbe solo il ‘vero’. Da giurato, invece, farebbe vincere di più l’Italia, come d’altronde successe quando a decidere fu lui. Marco Testa, presidente e amministratore delegato Gruppo Armando Testa, al microfono di youmark. 

L’occasione è stata festeggiare ieri a Milano i quarant'anni di ‘Chicchiricchi’. Perché quarant'anni di comunicazione per una sola headline sono un successo pubblicitario. E pur non appartenendo alla Armando Testa, e pur se con Riso Gallo il rapporto non è sempre stato continuativo (essendo ripreso stabilmente da tre anni, con tutto il fascino della riconquista), si tratta di quanto Marco Testa considera una grande campagna. Come molte altre sue, Lavazza in testa, che hanno la capacità di innovarsi, ma di durare nel tempo. Di creare un brand. 

Che succede solo quando si diventa fenomeno sociale. E non può essere se la campagna è creata ad hoc per vincere a Cannes. Finendo per agevolare solo quelle tre-quattro multinazionali che hanno a disposizione budget enormi per film inutili. Non apprezzando nemmeno il percorso che sembra voler inaugurare Crest, creando prima i film per vincere e solo poi testandoli presso i consumatori reali, in nome di un'effettiva pianificazione. 

Infine, due battute sul recente arrivo di Giuseppe Mastromatteo, di cui si dice soddisfatto, perché ha in sé uno stile che bene si amalgama con quello dell’agenzia, per cui è già all’opera e di cui vedremo prossimamente i risultati.

 

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