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Il marketing rivaluta la brand image

30/05/2007

Critici su quanto fatto finora, i manager si danno nuovi obiettivi da raggiungere entro fine anno. Crescono gli investimenti destinati alla comunicazione, ma si spalmano su più strumenti. Perché prima di spingere all’acquisto bisogna creare la predisposizione ‘mentale’ a compiere l’azione.

Misurazione degli investimenti, miglioramento dell’efficienza, maggiore conoscenza del consumatore. Sono queste le tre parole d’ordine per i 350 top marketing manager sparsi nel pianeta intervistati nell’ultimo scorcio del 2006 dallo statunitense Chief Marketing Officer Council - Cmo (www.cmocouncil.org) per scoprire su cosa saranno focalizzati quest’anno gli sforzi delle aziende. Ora a rivelarcelo è la Marketing Outlook survey 2007.

Il trionfo della brand image
L’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato un anno di grandi trasformazioni per molte imprese. I manager hanno cavalcato nuove teorie, dato uno scossone ai propri dipartimenti, scovato nuovi talenti, abbandonato i partner esterni poco performanti e individuato nuovi sistemi di misurazione dell’efficacia dei propri programmi e delle proprie iniziative. E se nel 2006 lo sforzo è stato quello di supportare le vendite e stimolare i bisogni, oggi si volta pagina. A far da padroni sono e saranno la brand image e la visual identity delle imprese. Aumenta, di pari passo, la propensione ad investire in comunicazione: il 65% ha dichiarato che incrementerà nel corso dell’anno i budget stanziati. Soldi che andranno a finire, in particolare, nell’area delle Pr. Lo strumento ritenuto più idoneo per valutare la predisposizione dei consumatori verso una particolare marca ed evidenziarne i punti di criticità. Lo strumento più capace di creare una relazione, un dialogo, un’empatia con il proprio target reale e potenziale. Che diventa il bene più prezioso. Segue il web, a conferma dell’importanza che sta assumendo in comunicazione tutta l’area del digitale.

Turnover anche nel 2007
Ma nella continua ricerca dei partner migliori, nessuno è al sicuro. Più della metà degli intervistati ha infatti dichiarato che, sull’onda di quanto già accaduto, anche quest’anno proseguirà il rimescolamento delle agenzie di riferimento. A iniziare proprio dalle due tipologie citate sopra. Creatività, strategia, qualità del lavoro, sono state fino a dicembre scorso le leve su cui si sono ‘pesati’ i rapporti. Lo saranno anche quest’anno.

Insoddisfazione interna
Se c’è insoddisfazione sui risultati c’è anche voglia di guardarsi dentro, o meglio, al proprio interno. Un’ammissione di co-responsabilità. Perché le ‘colpe’ di eventuali risultati poco eclatanti non vanno addossate solo ai consulenti. I top marketer hanno iniziato a scandagliare le proprie organizzazioni e non sono soddisfatti. Non a caso, oltre il 60% progetta di innestare nuove risorse e quasi la metà - 47,5% di tutti gli intervistati, 75% di quelli appartenenti ad imprese con revenues pari a 500 milioni di dollari - prevede di rivedere e valutare tutte le risorse. 

Maggiori investimenti
C’è di buono che i budget destinati al marketing aumenteranno. Un 20% ottimista prevede un incremento del 16%. Quello che sembra certo è che quest’area diventerà sempre più strategica nell’organizzazione globale delle imprese e vedrà ampliare le proprie competenze, siano esse finanziarie o analitiche.

 

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