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La Cina è il mercato, serve comunicazione

19/06/2008

L’italia non crede abbastanza nella Cina. Eppure i numeri di questo mercato parlano chiaro. Con i suoi 15 milioni di ricchi ‘alla europea’ e con gli oltre cento dal reddito consistente, è già oggi allettante. Ma lo sarà sempre più in prospettiva. Per il 2016, infatti, tra super ricchi e ricchi, i potenziali acquirenti varranno un target da 800 milioni di persone. Peccato che ad oggi siano solo 500 le nostre aziende che là hanno un business rilevante. E che pure 'i governi’ italiani non abbiano fatto poi molto. A dirlo è Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia Cina, ieri a Milano in occasione della presentazione del trimestrale 'Linea Italia', voluto dalla Fondazione medesima nato per dare una vetrina cinese al made in Italy. 

Guarda caso l’Italia è indietro. Rispetto agli altri paesi europei, infatti, né il nostro governo né le nostre aziende sembrano aver compreso le potenzialità della Cina. Che, piaccia o no, è il mercato del futuro. Da guardare non solo in termini di delocalizzazione produttiva, ma anche di nuova domanda, di opportunità per indentificare nuovi investitori, oltre che bacino di turisti verso il nostro paese. Nello scorso 2007 sono stati ben 47 milioni i cinesi transitati in Europa. Si stima che in futuro saranno addirittura centinaia di milioni. 

E qui si apre l’annoso tema delle linee aeree italiane. Perché i turisti da noi arrivano con il portafoglio già vuoto, avendo speso prima altrove. La rotta cinese Alitalia, ad esempio, è tra quelle ‘tagliate’ perché non redditizie. E a proposito della compagnia di bandiera, il Romiti pensiero, non credendo nell’esistenza di una cordata italiana, auspica un accordo con Air One, già in possesso di ordini per nuovi aeromobili, oltre la flotta attuale. 

Ma non divaghiamo. Perché la notizia qui è la rivista. La prima ideata e realizzata in Italia, a firma AvantMedia International, ma pubblicata e distribuita in Cina, grazie alla collaborazione con The Shangai Literature & Art Publishing Group. E tutta in cinese. 

160 pagine
che a sfogliarle molto assomigliano a un catalogo delle nostre eccellenze, seppur l’intento sia di non concentrarsi solo sulle ‘4F’, ossia Fashion, Football, Food e Furniture, ma di allargare a settori meno ‘cult’, dalla verniciatura alla meccanica. 

Il tutto con un investimento pari a 1 milione e 200 mila euro, nel’obiettivo di breack even in un anno, pensando di vendere quaranta pagine pubblicitarie a numero, cui si aggiungono gli advertorial. Moda a parte, per la quale scende in campo la concessionaria Milano Fashion Media, la raccolta sarà curata internamente da AvantMedia International. 

Oltre 100.000 le copie di tiratura. I primi due numeri, free press, saranno distribuiti in modo mirato nelle principali città cinesi, in mall di lusso, yatch club, golf club e manifestazioni fieristiche. Perché interessante non è solo il consumatore finale, ma anche il business. Aspettando nel 2009 la licenza per potere essere in edicola, a un prezzo di 2 euro.

 

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