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Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente Upa
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La marca contro Prozac, Viagra e Tavor

18/06/2008

Almeno fino a che India e Cina non diventano ricche. Ma andiamo con ordine. Per prima cosa una domanda. In quale scenario imprese e mezzi di comunicazione si troveranno a competere nei prossimi mesi? A Saint Moritz, ospiti di Sipra, il sociologo Giuseppe De Rita, il presidente di Upa Lorenzo Sassoli de Bianchi e l’economista Jean Paul Fitoussi hanno provato a rispondere. Ne emerge una situazione complessa, in cui per Upa a dare certezze sono marche e pubblicità. 

Ottimisti o pessimisti? L’ago della bilancia pende a favore dell’incertezza. Causata dalla disuguaglianza. Perché è lei il vero problema. Soprattutto per la società italiana, così abituata a mostrarsi coesa e compatta. Forte di una classe media che con i suoi desideri e aspirazioni è stata motore di crescita. Ma che non lo è più. Anche perché oggi la paura di tornare indietro prevale sulle motivazioni a raggiungere nuovi traguardi di benessere. Senza contare l’eccesso di offerta, che sempre più porta a scelte emotive. 

Ed è in questo scenario che Upa identifica nelle marche e nella pubblicità la via per la ‘salvezza’. Nella società dell’informazione, ma anche dell’insicurezza, in cui Tavor, Prozac e Viagra sono i farmaci più venduti, non ci resta che aggrapparci ai brand. Sono loro, attraverso la pubblicità, ad aiutarci a placare ansia e incertezze. E le aziende lo sanno. Come dimostra, nonostante tutto, l'andamento degli investimenti in comunicazione.

In quanto al futuro, invece, l’economista Fitoussi in un certo senso rassicura. Pare, infatti, che la fase peggiore sia proprio questa. E che i nostri problemi dipendano da cinesi e indiani, perché non sono ancora abbastanza ricchi. Quando lo diventeranno, dunque, soffriremo meno anche in Europa. Non ci resta che attendere. 

Emanuele Bruno, da Saint Moritz per youmark

 

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