Tessarolo-Scalenghe/Current Italia: non siamo una youtube al cubo
11/04/2008
Ma sembra che la stampa italiana non l’abbia ancora capito, a giudicare dal tenore delle recensioni seguite alla notizia che dall’8 maggio anche l’Italia avrà la sua Current Tv, in onda sul canale 130 di Sky. E l’errore sta nel considerarla un media user generated. Ma anche nel chiamarla tv, o nel pensarla testata giornalistica. Perché Current è una piattaforma in cui la partecipazione attiva dello spettatore si concretizza in pod Vc2. In poche parole film di 2-8 minuti al massimo, realizzati da videomaker con cui Current instaura un rapporto di collaborazione, pagando ogni lavoro scelto dai 200 ai 1.000 euro. Come a youmark spiegano Tommaso Tessarolo, direttore, e Davide Scalenghe, responsabile dipartimento Vc2.
Il rapporto tra Pod Vc2 italiani e resto è di 30 a 70, in relazione alla percentuale di spazio reciprocamente occupata nel palinsesto, con una programmazione 24 ore su 24, sette giorni su sette, 365 giorni l’anno. Ma dei cui obiettivi di ascolto e business non è ancora lecito pronunciarsi, concentrandosi il primo anno tutto sulla qualità dei contenuti. Scelti con lo scopo di rivoluzionare l’informazione. Stanchi di Tg tutti uguali, raccontati da persone della stessa età, vestite allo stesso modo, con lo stesso taglio ‘educato’. E anche stanchi delle brutte notizie, che sembrano ormai le sole a far balzare gli ascolti. Perché c’è bisogno di quelle belle, positive.
Pensate per colpire il target dei 18-34enni, che poi sono la generazione che ha più bisogno di spazi in cui esprimersi, vista la poca considerazione loro riservata dai media tradizionali. Puntando sulla neutralità di posizione. Non intesa come utopica obiettività, ma come democratica messa in onda del punto di vista e della prospettiva personale di ogni videomaker. Purché supportata da tutte le informazioni necessarie a rendere ogni contenuto comprensibile dal suo pubblico, invogliando ognuno a rispondere, potendosi esprimere nel web, in diretta, o con un proprio pod. Perché il fine è dare vita a una conversazione democratica e meritocratica globale, forti del connubio con i video che arrivano dal mondo.
Come già detto, infatti, il 70% dei contenuti competono in mix alla produzione interna, ai video del network internazionale, al lavoro dei cosidetti giornalisti d’avanguardia, non necessariamente professionisti, ma reporter che Current invia nelle zone ‘calde’ del mondo per testimoniarle con gli occhi dei loro pod. Il tutto rigorosamente tradotto in italiano. Sottolineando come al nostro paese spetti anche l’esclusiva del lancio di sei ore di diretta.
Lasciando al web una grossa fetta di valore, continuando il sito Current ad operare come community interattiva, arricchita dalla partnership con Google, che controllerà di ora in ora la rete, evidenziando le cinque parole in Italia più ricercate.
Ma sul web non si potrà vedere la tv. Indirettamente rimandando a quanto Tessarolo indica come il limite delle web e net tv. Pensando anche al suo esperimento N3Tv. Peraltro di successo, considerati i 300.000 utenti mese ottenuti nel solo primo trimestre senza spingere in alcun modo con advertising e promozioni.
Infatti, il neodirettore della nascitura rete indica come colpevole la mancanza di un’interfaccia unica in grado di trasportare i contenuti che si creano sul web in tv, così da renderli fruibili ‘dal divano’. In Italia, poi, a questo si aggiunge il limite della barriera linguistica che, ponendo vincoli allo sviluppo dei numeri, impatta negativamente sulle opportunità di business. Di cui, come conferma anche il model Current, pubblicità e sponsorizzazioni restano fetta importante.
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