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La ricerca ‘Teens and social media’ realizzata da Pew
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E’ giovane il futuro del social media

08/01/2008

Fra i teen e l’interactive è amore profondo. E il ‘consumo’ è destinato a crescere. Lo rivela uno studio di Pew Internet & American Life Project, specializzato nell’analisi dell’impatto di internet sulle nostre vite. 

Sono abituali fruitori, ma anche assidui produttori di contenuti. Che una volta realizzati non giacciono in rete fini a se stessi, perché da essi scaturiscono dibattiti e discussioni. E’ uno spaccato di una gioventù attiva, che sfrutta la rete a proprio uso e consumo, più che subirla, quello che emerge dall’indagine ‘Teens and social media’ condotta dall’americana Pew Internet & American Life Project per mano dei ricercatori Amanda Lenhart, Mary Madden, Alexandra Rankin Macgill, Aaron Smith. Le interviste telefoniche, su un campione rappresentativo di 935 teenager, sono state effettuate in territorio Usa. 

I contenuti prodotti dai teen (12-17 anni) sono passati dal 57% del 2004 al 64% di fine 2006. Con le ragazze che sorpassano i ragazzi, grazie a un 35% di presenze nei blog contro il 20%, e il 54% di immagini postate versus il 40%. Ma i maschi si prendono una rivincita se si parla di video, perché in questo caso il primato spetta a loro con il 19% contro il 10%. 

Resta il fatto che il 93%, al di là della distinzione di sesso, usa internet, considerandolo un’opportunità di interazione sociale. Un luogo, insomma, anche se virtuale, dove poter condividere le proprie creazioni, raccontare storie e interagire con gli altri. 

Sempre confrontando le percentuali con il 2004, la condivisione di contenuti online è passata dal 33 al 39%, la creazione del proprio giornale online o blog dal 19 al 28%, mentre la personalizzazione di contenuti trovati in rete dal 19 al 26%. In aggiunta, il 55% ha creato un proprio profilo personale su siti come Facebook o MySpace. E, facilmente comprensibile, esiste una forte correlazione fra l’appartenenza a un social network e la propensione a bloggare. 

Proprio sul fronte dei blog, lo spaccato sociale, a dispetto di quanto rilevato nel 2004, inizia ad avere il suo peso. Con la preferenza da parte di ragazzi appartenenti a famiglie con redditi inferiori ai 50mila dollari l’anno (35% contro il 24%). E la frattura diventa ancora maggiore se si considerano i figli di single, che bloggano nel 42% dei casi rispetto al 25% dei ragazzi con i genitori che vivono ancora in coppia. L’interesse per i blog è, inoltre, direttamente proporzionale all’età. Se la passione per la blogosfera coinvolge il 40% dei 12-14enni, la percentuale sale al 58% nella fascia 15-17. 

Sebbene per la maggior parte della popolazione teen telefono e incontri personali rimangono i preferiti per comunicare al di fuori della scuola, fra coloro denominati ‘multi channel’ - ovvero utilizzatori di internet, sms e social network - la percentuale scende notevolmente. Pollice verso invece, al contrario di ciò che accade fra gli adulti, per le mail. Quotidianamente le usa solo il 14% del target, facendone lo strumento di comunicazione meno popolare. 

Un dato interessante emerge poi se ci si richiama a una precedente ricerca Pew, datata 2005 e intitolata ‘Teen Content Creators and Consumers’. Allora una forte spinta alla crescita del web 2.0 la diedero proprio i teenager, fruitori delle nuove opportunità di condivisione molto più degli adulti. Oggi sempre i teens si sono rivelati i più ‘fedeli’, a dispetto di molti adulti che, dopo l’entusiasmo iniziale, hanno abbandonato il campo. 

Ma un altro fenomeno sta prendendo piede. A quello che viene definito ‘partecipatory media’ - e che prevede almeno una delle seguenti attività: creare e/o collaborare in un blog; creare e/o collaborare in una webpage personale; creare e/o collaborare in una webpage scolastica, di un amico, di un’organizzazione; condividere contenuti originali o video; rielaborare contenuti trovati in rete - fa eco, secondo Henry Jenkins, direttore del Mit Comparative Media Studies Program, una ‘cultura della partecipazione’, cioè una cultura che mette poche barriere all’espressione artistica o all’engagement e offre, per contro, grande supporto alla creazione e alla condivisione dei propri contenuti. 

Secondo Jenkins, questa cultura si concretizza nell’affiliazione (dai social network alle game community), nell’espressione (produzione di contenuti), collaborazione nella soluzione di problemi (tramite wiki o altri ambienti aggregativi) e circolazione, ovvero spostare la diffusione di contenuti dai media tradizionali a altri più innovativi come i blog o il podcasting.

 

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