Prodotti, la nuova veste del ‘fai da te’
12/12/2007
La profezia si avvera. Decadono i confini tra on e off line, con entrambe le dimensioni a determinare e influire sulla nostra vita quotidiana, di consumatori, agenzie, aziende, distributori. Nel caso specifico, sono le regole della rete a travasarsi nel reale, diffondendo concetti quali ‘coda lunga’ e ‘user generated content’, opportunamente tradotti per servire la concretezza di prodotti da toccare, usare, creare e, perché no, rivendere. Come nel caso del telefonino ‘fai da te’, di recente lanciato dall’americana Bug Labs , che ognuno può costruirsi a sua immagine e somiglianza.
Diverso dal più datato ‘customize’, che coincide con il potere di un cliente capace di condizionare le scelte produttive stesse dell’azienda, nell’ottica di una crescente individualizzazione del consumo, il nuovo fai da te va oltre. Arriva, infatti, a bypassare i tradizionali player, inscenandosi inventore delle proprie scelte. Come dichiarato da trendwatching nella sua disamina delle tendenze che faranno il futuro, ‘make it yourself’ indica il bisogno di produrre, di creare la propria versione di qualsiasi cosa, mettendo un altro tassello in quello che può essere definito il contemporaneo puzzle della partecipazione. Ma non è tutto, perché la sofisticazione di questa nuovo trend naturalmente sfocerà in un successivo bisogno di finalizzazione, andando a occupare anche l’anello della catena distributiva, grazie alla possibilità di vendere direttamente i propri prodotti.
Un cambio di registro, dunque, verso una visione a cui già l’online ci ha già abituati. Il recente boom dei così detti 'user generated content', infatti, ha fatto esplodere il bisogno di un protagonismo partecipato, assolutamente lontano dalle logiche monodirezionali cui ci aveva passivamente addestrato la gerarchia più classica, riferita tanto alle fonti di informazione quanto al rapporto tra brand e pubblico, tra canale distributivo, prodotti e target.
Ma non solo. La rete ha disegnato pure l’attualità della così detta ‘coda lunga’. Annullando i limiti dello spazio fisico, infatti, ha cancellato il concetto di ‘rimanenza’, allontanando l’opportunità di gestire solo quanto va di più. In poche parole, ha permesso di soddisfare qualsiasi minoranza. Pensiamo a eBay, yahoo!, Google, iTunes, Amazoon, ma anche ai contenuti televisivi, a come il proliferare dei canali cancelli la necessità di ragionare su dati assoluti d’audience. Il tutto perché viene meno il bisogno di fare i conti con le logiche gestionali della fisicità, a favore del soddisfacimento di qualsiasi richiesta di nicchia.
E veniamo a noi. In America è nata Bug Labs, una start up che propone alla gente di costruirsi il proprio cellulare. L’idea è la scomposizione delle diverse funzioni in moduli hardware di base, che combinati assieme permettono di ottenere il grado di tecnologia più consona alle proprie esigenze d’uso di mobile e palmari. Dunque, anche di togliere, nel senso di non inserire, quello che invece sarebbe parte irrinunciabile del ‘pacchetto’ preconfezionato, al punto che a volte il successo di molti modelli può essere adombrato dal troppo, che costringe i più al non utilizzo. Insomma, dal telefono solo per chiamare a quello polifunzione, con Gps, camera digitale, videocamera, Lcd color touchscreen, sensore di movimento, ecc. Ma soprattutto un nuovo modo di produrre che, ‘imitando’ il virtuale, punta a dribblare la rigidità del reale.
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