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Andrea Facchini, direttore marketing Nokia Italia
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Andrea Facchini/ Nokia: l’era del dato

05/12/2007

Un periodo impegnativo per Nokia. Tutto in nome della convergenza digitale. Non più solo cellulari, ma internet, servizi e software. Mettendo anche le mani sull’adv business. Senza perdere la leadership per tecnologia e prodotto, ma permettendosi di guardare a emozione e sentimento. Forte di una reputazione affidabile e del seguito dei giovani. Che sono ancora e sempre il suo core target. Come a youmark racconta Andrea Facchini, direttore marketing Nokia Italia.

Nokia è leader di mercato, con oltre 900 milioni di apparecchi venduti al mondo. Recentemente la strategia dell’azienda è cambiata, puntando su servizi e contenuti.

Cosa significa, che il prodotto in sè non è più rilevante? E come si comporta di conseguenza il vostro modo di fare marketing?
“Il marketing segue l’evoluzione strategica. I cellulari continueranno a rappresentare il cuore del nostro business, ma ampliando la loro funzione, nell’ottica di device della convergenza. Telefono, software e servizio, tutto insieme. Interpretando il bisogno di interattività e connessione in mobilità. Per divertimento, entertainment, necessità, lavoro o socializzazione. Attraverso www.nokia.mobi, ottimizzato per la navigazione mobile, o www.nokia.it, per ogni eventuale altra necessità”.

L'acquisto di Enpocket permette a Nokia di mettere mano sul mercato del mobile adv., come l'intento si è tradotto a livello di realtà italiana?
“Si è trattato di un’acquisizione strategica, di larga scala. Per mettere un piede nel mondo della pubblicità mobile, che è ancora tutto da inventare, potendo sfruttare il traffico che si genera nei nostri siti, così come il business e le competenze già proprie di Enpocket. In realtà non abbiamo ancora nulla di concreto da comunicare, perché siamo ancora in fase di definizione del servizio”.

La rivoluzione digitale impone la definizione di un nuovo modello di business, anche perchè le logiche web 2.0 sembrano non digerire contenuti e servizi a pagamento, dovendo così puntare tutto sull'adv. Pensate sarà questa la strada della nuova redditività?
“Crediamo in entrambe le potenzialità. Da un lato proseguiremo nel creare e stimolare l’interesse della rete offrendo contenuti e servizi gratuiti che generano traffico, dunque numeri appetibili per la pubblicità. Dall’altro continueremo a definire servizi premium, a pagamento, da destinare a precise nicchie di mercato”.

Datato luglio 2007, l'annuncio di Wieden + Kennedy quale vostra agenzia globale. Jwt, invece, subentra a Grey, quale nuova network agency. In Italia i primi lavori si vedranno nel secondo semestre 2008. Cosa vi aspettate da questo cambio di guardia, si aprirà una nuova era per la vostra comunicazione, o la strategia parla di prosecuzione del cammino già tracciato?
“La nostra storia pubblicitaria ha visto il lungo connubio con Grey, l’agenzia che ci ha portato ad essere uno tra i dieci mega brand del mondo. L’attuale evoluzione strategica ci vede competere come nuova internet company della convergenza, rendendo opportuna la scelta di un nuovo partner. Wieden + Kennedy ci ha convinto per creatività dirompente e capacità di rottura. L’obiettivo è dialogare con un target vasto come è il nostro. Dal consumer al btob, dall’esperto di tecnologia che con il telefono fa tutto a chi lo usa semplicemente per telefonare. Ma anche emozionare. Nokia oggi è sinonimo di affidabilità, di tecnologia avanzata, di qualità. Vogliamo iniziare a umanizzare maggiormente la marca. Trasferendo l’emozione di un servizio che mette in contatto le persone e i loro sentimenti. Sicuramente, dunque, ricorreremo allo spot, al film, ma veicolato da media innovativi. Tv satellitare, video sharing, mobile, internet”.

Che dire di Ovi , a quando i prossimi sviluppi?
“Per l’Italia si è trattato di una anticipazione. Ovi, infatti, farà ingresso nel nostro paese a marzo 2008. Avendo così il tempo di lavorare sul fronte del coinvolgimento del consumatore, stimolandolo nella creazione di contenuti. In Uk, comunque, Music store sta riscuotendo grande successo. D’altronde si tratta di un concetto nuovo. Un portale che consente di inventare le proprie pagine, i propri contenuti. Una open destination”. 

Ma il web 2.0 è moda effimera o via senza ritorno?
“Sicuramente un percorso che cambia le cose per sempre. Forte della spinta tecnologica e del bisogno di individualizzazione e personalizzazione della gente. Che sempre più vuole esprimersi attraverso modi che consentano relazioni orizzontali, partecipazione”.

L'apertura in India del primo design studio satellite mostra la voglia di trovare aderenza con le peculiarità locali. Significa mettere in discussione logiche globali? In che modo le diverse realtà possono contribuire allo sviluppo dei nuovi cellulari?
“Nokia è un marchio globale. Perché l’approccio alla tecnologia della gente è trasversale ai paesi. Un patito di cellulari è un patito di cellulari, indipendentemente se italiano, svedese o turco. Esistono però, realtà con peculiarità specifiche tali da definire situazioni riferibili solo a quel medesimo contesto. E’ il caso dell’India, dove troviamo ancora spazio per parlare del telefono attraverso la ‘voce’. Ci sono molte persone, infatti, che non hanno mai fatto una telefonata. Per questo occorre mirare le strategie, con campagne ad hoc, studiate solo per loro”.

La ricerca di giovani talenti sembra starvi a cuore. Dalla partenership con la scuola di Bangalore a quella italiana con 'laboratorio giovani', qual è il contributo che le nuove generazioni possono dare alla vostra innovazione?
“Il target dei 15-30 enni è primario per Nokia. L’apporto notevole. Come dimostra il consenso che ottengono iniziative studiate ad hoc. In Italia, ad esempio, il ‘Nokia University Program’, giunto alla sua quarta edizione, ha visto i partecipanti passare dai 500 dell’esordio ai 3.000. A vincere è stato il progetto ‘dual phone’, praticamente due cellulari in uno, ricaricabili a energia solare, firmato da un gruppo di giovani di Perugia”.

Parliamo di comunicazione, come può essere riassunto il vostro approccio strategico? In termini di budget, il proliferare dei media ha reso necessario lo stanziamento di maggiori risorse, o c'è chi è stato sacrificato in nome dell'efficacia?
“L’obiettivo è la targetizzazione. Scelte precise, un media mix allargato, misurazione dell’efficacia e dell’efficienza. Allo scopo, infatti, utilizziamo tools proprietari. Il tutto senza incrementi di budget, quanto piuttosto ripensando la sua allocazione a favore dei media che maggiormente sanno definire il proprio pubblico. In primis radio e internet. Ma anche tv, stampa, outdoor”.

 

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