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3D animation, l’Italia ‘osa’

26/11/2007

Negli Stati Uniti spopola, con case history eclatanti come Get the GlassScion o Zune. Le collaborazioni e contaminazioni spesso sono d’autore, in un trend crescente che coniuga arte e business. Qui da noi se ne vedono poche e, comunque, non lasciano il segno. Ma ora c’è chi ha deciso di scommeterci.

Ne sa qualcosa Jake Banks, fondatore nel 2002 di Stardust, che sul 3D ha costruito il suo ‘impero’. Tanto che alla sede di Santa Monica, l’anno dopo è seguita quella di New York. Fino a conquistare ora il primo cliente italiano, Barilla. Ma gli esempi potrebbero proseguire, citando Attik, frutto del ‘genio’ di altri due ragazzi, James Sommerville e Simon Needham. Da Leeds, dove venti anni fa hanno aperto il loro studio fino al Giappone, metaforicamente parlando, con Dentsu che a inizio mese li ha acquisiti.

Se guardiamo in casa nostra poco si è visto. O meglio, poco si è visto di innovativo, sia sul versante produzione che su quello meramente creativo. Con il rischio imprenditoriale, più che la mancanza di professionalità, che deve aver fatto da deterrente.

Ma qualche cosa si sta muovendo. Di pochi giorni fa la nascita di Mucko, sotto l’egida d&d comunicazione, nata nel ’92 con sedi a Reggio Emilia e Milano e oggi holding di controllo di altre società operanti nel settore della comunicazione, tra cui Industree.

La start up riunisce un gruppo di professionisti con background pubblicitario e competenze nelle tecniche di animazione digitale. Vale a dire creativi, illustratori, modellatori, animatori e montatori. La promessa è di un feedback immediato e continuo, elevata creatività, in tempi e costi sostenibili, nell’area del motion design, animazione 3D, spot tv, filmati educational, supporti per presentazioni e convention, motion titles e giochi.

Mucko si presenta con un posizionamento ‘plug and play’ che ha molto del virtuale. Sul sito solo un nominativo di riferimento, mail e cellulare. D’altra parte se nel 1987 per James Sommerville e Simon Needham il primo quartier generale è stata la mansarda della nonna di James (da qui il nome Attik), venti anni dopo il web è diventato luogo di incontro d’elezione, scalzando l’ambiente reale. Anche per business.





 

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