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Questa volta è l’Italia a innovare. Lo fa Carlsberg con la birra alla spina. Più buona senza Co2

29/09/2011

La rivoluzione in questione è semplice. La birra da oggi non è più contenuta nei tradizionali fusti di acciaio, ma nei nuovi in pet totalmente riciclabili, per una spillatura senza Co2 aggiunta (comprimendo con aria il fusto si mantiene il livello naturale di anidride carbonica e si ha una birra organoletticamente perfetta). Semplice si fa per dire, perché all’innovazione Carlsberg Italia ci lavorava da quattro anni, potendo già contare su 250 locali attualmente ‘convertiti’, seppur guardando al panel dei circa 13.000 nel nostro paese serviti, ovviamente privilegiando le nuove aperture (l’investimento è a carico del singolo imprenditore e va dai 2 ai 7000 euro a seconda dei volumi). Ma il successo più ‘tangibile’ di questa nuova tecnologia (si chiama Modular 20) è in primo luogo la qualità. Perché la birra resta fresca più a lungo, perché non è più variabile dell’abilità (non sempre così diffusa nel nostro paese) nella spillatura e perché priva di Co2 è più buona e non gonfia la pancia

Non solo. E’ pure a minor impatto ambientale. Lo studio comparativo tra vecchio metodo dei fusti in acciaio e nuovo in Pet dimostra il rilevante minor impatto per consumo totale di risorse (-44%), utilizzo totale di energia (-21%), potenziale di effetto serra (-28%), emissioni in atmosfera (-31%), potenziale di acidificazione (-11%), rifiuti generati (-19%), rifiuti pericolosi (-47%). 

Carlsberg Italia è infatti la prima azienda birraria a livello mondiale ad aver conseguito la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Epd) da parte dello Iec (International Epd Cooperation), secondo una metodologia scientifica che riflette gli impatti del ciclo di vita del prodotto (Life Cycle Assessment). 

Ancora, il materiale plastico garantisce maggiore protezione del contenuto, maggiore durata del fusto chiuso (9 mesi contro 6 mesi dell’acciaio) e più lunga vita utile una volta aperto (31 giorni contro i circa 4 dell’acciaio). Senza dimenticare la drastica riduzione del peso che incide anche sui trasporti su gomma. 

In quanto a comunicazione, infine, è spettato alla Drink Different Area di Milano veicolare il messaggio, fornendo al tempo spesso un test sui 15.000 consumatori che dal 7 giugno (data dell’apertura di questo temporary) lì sono transitati. Invitandone molti altri a fare altrettanto, visto che si è prorogata (si sarebbe dovuto chiudere a luglio) sino a fine settembre la sua esistenza. 

Nessuna campagna specifica, invece, all’orizzonte, lasciando ai 250 punti vendita che già hanno adottato la nuova tecnologia il compito di diffonderla tra i propri clienti. Certo, si realizzerà in seguito anche uno spot, ma per parlare di qualità della birra tout court, non specificatamente di Modular 20. In ogni caso, ad esso penserà, come di consueto, direttamente l’azienda dal suo interno, non essendo contemplata la collaborazione con la creatività d’agenzia. Mentre alle rp ci pensa Edelman.

Al microfono di youmark Alberto Frausin, ad Carlsberg Italia.

 

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