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Grosser/AssoComunicazione: Crap per un no all’assuefazione. Basta col dire lo farei se lo facessero

10/06/2011

Che è poi l’argomentazione che le stesse agenzie AssoComunicazione danno a giustificazione, temendo che ce ne sarebbe sempre un’altra che se ne approfitterebbe. E’ giunto, invece, il momento del fare, in nome di una qualità che per esistere ha bisogno di giusta remunerazione. E qui sta il senso della campagna di comunicazione Crap. Che sembra aver proprio colto nel segno se in molti non sono stati scandalizzati dalla sua proposta di business. Un’iniziativa tesa a colpire agenzie e aziende non virtuose, consci, però, che per cambiare le cose debbano agire soprattutto le agenzie. Dicendo no. Alle gare con troppi invitati, a quelle senza rimborso, al dumping. Insomma, la competizione deve tornare a riguardare i margini, garantendo la copertura dei costi. 

Il tutto non aggiungendo nulla di nuovo al credo da tempo professato da AssoComunicazione, seppur oggi si intraveda la voglia di andare un poco oltre, alla ricerca di un modo per ‘obbligare’ gli iscritti a rispettare le regole, certificando il fatto di rappresentare solo agenzie di classe A. 

Al microfono di youmark Peter Grosser, presidente in AssoComunicazione della Consulta della Pubblicità, nonché ad Cayenne (che è tra l’altro una delle agenzie che ha collaborato alla campagna Crap, assieme a Starcom, Arc Leo Burnett, Relata, PianoB, Found!).

 

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