La stampa e l’Italia nel mondo
13/11/2007
Il ruolo della comunicazione e dell’informazione per il ‘sistema Italia’ nel mondo, con un occhio di riguardo a moda e lusso. ‘L’indipendenza’ dei nostri giornali non fa così bene al made in Italy, specie quando ci sono Paesi che sostengono i loro brand a spada tratta. Perché il rapporto tra marchi e stampa non dovrebbe sottostare alla pura logica di mercato, quello pubblicitario, si intende, quanto piuttosto pendere verso una sorta di ‘sano’ sciovinismo. Sapendo investire e rischiare su chi vale.
Il tema è sicuramente delicato. Perché va a toccare i tasti dell’indipendenza della stampa. Sicuramente mai da nessuno additata quale male, in termini di valore assoluto. Ma qui la prospettiva è un’altra. Indipendenza come propensione per un’italianità da ‘promuovere’, per il bene del ‘sistema paese’. Azzardando, indipendenza dalle strette logiche commerciali, dove i must della pubblicità possono determinare scale valoriali che non sempre corrispondono al vero. Anziché rischiare, appoggiando quanto si crede valga.
Sono temi solleticati dal dibattito seguito al convegno organizzato ieri a Milano da Mondadori, in onore dell’internazionalizzazione del suo settimanale 'Grazia', che prosegue a ritmi serrati, potendo oggi contare ben otto edizioni estere, la prima fu inaugurata negli Uk, con obiettivo di raddoppiarle nel giro dei prossimi tre anni, raggiungendo 1 miliardo di donne nel mondo.
Michele Norsa, amministratore delegato e direttore generale della Ferragamo, è intervenuto con la consapevolezza di chi all’estero deve il 90% del fatturato. Aspettando il 2012, il così detto anno del dragone, quando la Cina si posizionerà come secondo, se non addirittura primo, mercato del lusso, superando in ogni caso il Giappone, Norsa ha richiesto, perché indispensabile, la partnership della stampa. Intendendo con il termine l’insieme della comunicazione italiana che si occupa del settore, sia essa su carta, che nel web.
Web che per la moda è argomento piuttosto caldo. Da certi punti di vista, infatti, fa paura. Per la crescente importanza assunta grazie alle potenzialità di immediatezza e di visione in diretta di prodotti e proposte, potendo ipoteticamente arrivare a minare il successo degli stessi giornali di settore. Diego Della Valle, presidente e amministratore delegato del Gruppo Tod’s, però tranquillizza, sostenendo si tratti di facce della stessa medaglia, senza rischio di patimenti dell’una nei confronti della presa di potere dell’altra. “Perché quello che conta è che non cambi il rapporto con l’editore. Magari si finirà per fare nei giornali pubblicità al proprio sito, andando, comunque, ad aggiungere, mai a togliere”. A Della Valle, infatti, preme la capacità dell’informazione di settore di guardare ‘oltre’, con la sensibilità di capire i progetti da supportare, investendoci.
E se internet aiuta le opportunità di una comunicazione globale. Non altrettanto è in grado di fare quale strumento di vendita. Almeno sino a che non si concretizzi una politica di livellamento dei prezzi. “Non è possibile - fa notare Nocera - che vi siano differenze addirittura del 70%. Come succede ai nostri prodotti in Brasile, tanto per fare un esempio”.
Infine, parola a Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confidustria e molto ancora, che, tra il serio e il faceto, rubando sorrisi per un tocco di pubblicità più o meno occulta ai ‘suoi’ brand, ribadisce quanto dal 2004 è ormai l’obiettivo della sua era: ‘il fare squadra’, il creare un sistema paese. Perché troppo spesso all’estero ci sono gli italiani, ma non c’è l’Italia.
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