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Bartoletti/Filmmaster: il limite italiano è il compromesso. Per questo Cannes non vedo nulla

29/03/2011

Che sia ‘difendibile’ per un possibile leone. Nemmeno quando in gioco c’è la categoria Film Craft (a livello internazionale si cita ‘The Entrance’ di Heineken, seppur volendo segnalare per creatività lo screensaver standard-time), dove le produzioni nostrane, tutta estetica e poca idea, avrebbero potuto brillare non poco. Ma il problema sono i compromessi. Magari piccoli, ma numerosi nel corso delle fasi di realizzazione, sfumando la possibilità di 10 e lode. Per non voler affondare il dito sul tema delle gare, troppe e troppo costose, ma anche sul piagnisteo nazionale, che a volte sottovaluta lavori capaci di fronteggiare il meglio nel mondo (vedi il pluripremiato ‘Aqualtis’ per Indesit).

Ne è convinto Karim Bartoletti, partner ed executive producer Filmmaster, giurato della sezione Film Craft  della 58a edizione di Cannes Lions International Festival of Creativity. 

Credendo che la via giusta sia puntare su internazionalizzazione e registi. In esclusiva, in nome dell’attuale concetto di flessibilità, prerogativa solo di chi è in grado di rispondere a nuove esigenze in corso d’opera, fronteggiando pure gli inconvenienti. Non a caso, alla scuderia registi si è di recente aggiunto Alessandro Pacciani, così come, sul fronte del presidio dei mercati più interessanti, è da ricordare l’apertura della sede di Madrid.

 

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