Filiera stampa-editoria 2011: tutto sulla qualità, per essere competitivi e tornare a crescere
23/02/2011
Forti di alcuni dati di fatto. Quando una campagna pubblicitaria unisce la stampa a tv e internet, la notorietà della marca aumenta del 150% e la propensione all’acquisto del 50%. Se una notizia appare su un giornale, i lettori le riconoscono più autorevolezza (33%, fonte: Marketing Evolution Usa) rispetto a quando viene annunciata sul piccolo schermo (20%) o letta in rete (10%). Ecco perché, nonostante nel nostro paese si stiano registrando decrementi di fatturato del 13,7% a svantaggio della filiera della carta, editoria e stampa, non ci si deve arrendere, indicando nell’investimento in qualità la salvezza.
“L’italia soffre di un grave ‘gap’ di competitività rispetto ad altri contesti come Cina, India, Brasile, i paesi del Sud-est asiatico e dell’Europa dell’Est”, ha affermato Alessandro Nova, Università L. Bocconi, ieri a Roma, durante l’incontro di presentazione dello studio condotto sulla Filiera della Carta 2011 (in allegato il documento completo)
“La crescita del mercato avviene lungo due direttrici, il mercato interno e le esportazioni. Da noi la domanda interna ha sofferto della scarsa propensione al consumo (colpa anche di internet e della web-press) e quella internazionale, certamente più vigorosa e con interessanti margini di sviluppo, fa i conti con la concorrenza worldwide, vedendo le nostre imprese perdere. Sul fronte dei costi schiacciate dai paesi Bric, sull’innovazione da quelli di livello tecnologico superiore, come Germania, Francia, Usa e Giappone. Per rivitalizzare la crescita interna occorre attivare tutte le variabili per la concorrenza sui mercati internazionali, operando a livello di costo/prezzo competitivi e attivando investimenti per la crescita della capacità produttiva e del livello qualitativo e tecnologico delle nostre produzioni.
Il processo di investimento/crescita è l’unico che garantisce lo sviluppo occupazionale, tallone d’Achille del sistema italiano, oltre a freni di carattere fiscale ed organizzativo. Per questo tra le proposte di intervento per tornare a crescere, spiccano l’agevolazione al credito alle imprese del settore industriale-cartaceo, l’incentivo alla rottamazione dei beni strumentali obsoleti, la liberalizzazione delle quote di ammortamento per i beni strumentali innovativi, il credito d’imposta per l’acquisto di carta, la detassazione degli utili reivestiti in acquisto di software applicativi e lo sgravio delle retribuzioni corrisposte dalle imprese ai lavoratori nei periodi di formazione”.
Non a caso, Carlo Malinconico, presidente Fieg, intervistato per l’occasione da youmark racconta: “Nonostante la contrazione delle vendite interne e delle importazioni, il 2010 ha denotato un’inversione di tendenza rispetto al biennio 2008-2009, sostenuto dall’aumento delle importazioni (+13,6%) e con vendite sostanzialmente stabili. Possiamo affermare che nell’ultimo anno siamo risaliti del 3,3%, stimando un fatturato di 36,3 miliardi di euro con un export di 8,6 mld (seppur restando ancora lontano dai valori record del 2007 di 43 miliardi di euro), vantando un’occupazione totale diretta di 230mila addetti (5% dell’occupazione manifatturiera complessiva in Italia) e un’occupazione totale indotta di 560mila addetti (ossia i lavoratori impiegati in settori industriali che utilizzano prodotti finali della lavorazione della carta e dell’editoria).
Si tratta comunque di un risultato importante, che dimostra la capacità di reazione di un’industria impegnata a mantenersi competitiva in un contesto di crescente concorrenza internazionale. In presenza di una domanda nazionale debole, la quota di fatturato da vendite oltreconfine è infatti salita dal 18-20% del periodo 2000-2006 all’attuale 23,7%, consentendo il mantenimento del saldo positivo della bilancia commerciale, passata da 1,8 a 2,9 miliardi di € tra il 2002 ed il 2010”.
Francesca Mautone, Roma
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