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Lo studio dell'Interactive Advertising Bureau
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In game adv., potenzialità ma pochi fatti

05/11/2007

In effetti è da un po' che se ne parla. Ma, nonostante le allettanti premesse, qualche cosa sembra non convincere. Magari la carenza di competenze, piuttosto che uno scarso credo. Fatto sta che le agenzie stentano ad ‘occupare’ quello che sulla carta appare uno dei media più promettenti del futuro. Interattivo, coinvolgente. Piace a giovani e non. Sicuramente a chi il potere d’acquisto non manca.

Un fatturato che non lascia dubbi. Negli Usa ammontano a 25 miliardi, infatti, le vendite di hardware e software, con i video game a raggiungere nel 2006 i 12 miliardi di dollari. La Dfc intelligence ha stimato che oltre il 40% delle persone ha a casa propria una consolle di gioco e sono ben 120 milioni i giocatori. Numeri propizi per le potenzialità di questo media. 

Non a caso, la Parks Associates si espone a favore di un suo sorprendente trend. In una recente ricerca addice all’advertising correlato un tasso di crescita che nel 2012 raggiungerà il + 33%, passando dai 370 milioni del 2006 agli oltre 2 miliardi e sbaragliando le performance di qualsiasi altro media, internet compreso.

Ecco perché non stupisce l’interesse dei grandi nei confronti di questo business. Da Google, che lo scorso febbraio ha comprato Adscape Media per 23 milioni di dollari, a Microsoft, che già nel 2006 metteva le mani su Massive, sborsandone circa 200 milioni, per poi lanciare quest’anno la propria piattaforma, rimarcando la convinzione di strategicità dell’in game advertising. Senza dimenticare Sony, reduce dall’annuncio della creazione di una divisone interna specificatamente dedicata alla raccolta di pubblicità per il proprio network di gioco online.

Latitanti invece le agenzie, almeno nel senso più creativo del termine. Sporadiche le case history da ‘manuale’. Come può essere quella a firma Saatchi & Saatchi Los Angeles, ideata per la nuova jeep di casa Toyota. Per la Tacoma, infatti, oltre a essersi ‘appropriata’ di uno dei videogiochi più famosi online, ‘World of Warcraft’, con oltre 8 milioni di utenti nel mondo, ha anche creato uno spot che sembra il gioco, con elfi, guerrieri e creature fantasiose.

Ma quali sono le possibilità offerte dai giochi interattivi ai brand?
Un recente lavoro dell’Interactive Advertising Bureau, classifica e approfondisce le differenti alternative. A partire dall’advergame, ossia giochi creati ad hoc per lo specifico prodotto o servizio, ad esempio Sneak King, di Burger King. Ma anche product placement all’interno del gioco, o sponsorizzazioni di un livello di gioco, piuttosto che di nuovi contenuti a lui associati. O il pre-game, dunque display o video pubblicitari ad anticiparne l’inizio, piuttosto che a segnarne gli intervalli, o i passaggi tra un livello e l’altro. Ancora, elementi pubblicitari dinamici connessi al gioco stesso, billboard e poster da cambiare a seconda della locazione, o del giorno della settimana, addirittura dell’ora.

 

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