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Napoli allarga ai giovani. Nell’era del Pinocchio 2.0, si investe su loro per lo sviluppo

01/02/2011

Al Palazzo delle Arti di Napoli si è da poco concluso il Convegno Nazionale sulle Politiche Giovanili, una due giorni di scambi e confronti fra istituzioni e giovani per dare voce e spazio alle nuove generazioni nella fase di attuazione delle politiche operative per l’occupazione, che oggi costituisce un dato sconcertante. 

I Piani Locali Giovanili (Plg), sperimentati in Italia da diversi anni e nelle città metropolitane dal 2008, hanno consentito di avviare a Napoli, grazie anche all’incontro con la Rete Iter, un’esperienza di rinnovamento delle politiche rivolte ai giovani cittadini intese come politiche di sviluppo locale, abbandonando l’idea di interventi orientati alla prevenzione del disagio (ovvero politiche dello svago), considerando oggi i giovani come risorsa su cui investire per fare sviluppo

L’Assessorato alle Politiche Sociali e Giovanili, così, ha implementato un sistema di rete tra esperienze, competenze, capacità e risorse, interpretando il territorio come fonte di potenzialità inespresse e ascoltando i giovani come agenti fondamentali del cambiamento per il rilancio del paese. 

Con grande sforzo, all’interno del Comune di Napoli , sono stati creati dei varchi di accesso per i giovani nelle elaborazioni, progettazioni, realizzazioni e monitoraggio delle politiche pubbliche a loro destinate, perché creare tali opportunità di protagonismo significa favorire il ricambio generazionale, chiave per superare l’immobilismo sociale del nostro paese. 

Il processo era iniziato nel 2007, con l’attuazione di una strategia di innovazione nel segno dell’integrazione fra servizi, politiche, culture. In tale contesto nasceva pure Iter, associazione tra enti locali e associazioni titolari di politiche giovanili pubbliche finalizzate alla ridefinizione e modernizzazione dei processi di inclusione dei giovani rispetto all’esercizio dei diritti sociali e di cittadinanza. E’ grazie a Iter che a Napoli viene siglato il primo documento di attuazione dei Piani Locali Giovani, con l’approvazione e il finanziamento del Governo. 

Sino a oggi si è soprattutto dato spazio al confronto fra giovani e assessori, dirigenti ed esperti delle Politiche Giovanili, lavorando per guardare al futuro, dando peso innanzitutto ai problemi che affliggono le generazioni nella fascia di età 18- 35 (che costituisce il sistema precario sotto l’aspetto dell’occupazione) e di farlo anche in considerazione di come sono cambiati oggi tempi e linguaggi dei giovani. 

Non a caso, Derrik de Kerckhove, sociologo della cultura digitale dell’Università Federico II di Napoli, ha coniato il nuovo termine ‘Pinocchio 2.0’, contrapposto al precedente ‘Pinocchio’, ossia all’adolescente problematico alla rincorsa dei valori di istruzione, buonismo ed evoluzione, che caratterizzò il nostro recente passato. L‘era virtuale, dunque, ha cambiato valori , interessi e pure il linguaggio. “Siamo di fronte a un nuovo adolescente troppo distratto dalla vastità di fonti e voci del web, al punto da allontanarsi dai valori, dalle relazioni sociali dirette”. La nuova politica giovanile deve essere in grado di individuare e far emergere tali mutamenti, in seno anche ai diversi talenti e aspirazioni che ne emergono. 

Un campus promosso dal Comune di Napoli ha permesso ai giovani di tutta Italia di lavorare alla creazione di un documento di evidenza di pareri e proposte in tema di Piani Locali Giovanili. Emergono: maggiore comunicazione sulle Plg, molti giovani non ne conoscono l’esistenza; loro diffusione nazionale; creazione di una rete interattiva tra giovani, imprese, associazioni, studenti, dove ci si possa scambiare competenze ed esperienze a livello locale e nazionale; percorsi di formazione ; erogazione di fondi; agevolazione e sgravi; facilità di accesso alla casa. 

Dai workshop, invece, la venuta a galla delle principali criticità. Esperienze non sistematiche ma episodiche dei progetti; esperienze artistiche, sociali e culturali
che non hanno al centro il problema del lavoro, quindi dietro al talento non c’è sbocco occupazionale. Ma soprattutto la scarsità di fondi. Solo politica e istituzioni possono intervenire perché i pochi soldi vengano almeno ben allocati. 

Interessante il punto del messaggio del Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, in cui incita a considerare le peculiarità e le vocazioni delle diverse Regioni. Dunque territorio come base di competitività, patrimonio e capitale da sfruttare. Ogni Regione, insomma, ha una sua peculiarità, per questo è importante che le Plg agiscano secondo piani locali. 

Da Napoli, Irene Saggiomo

 

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