PwC è ottimista, fiducia dei ceo ristabilita ai livelli pre-crisi. Lo dice la nuova survey
27/01/2011
A due anni dalla recessione, la fiducia dei ceo nella crescita futura è tornata vicina ai livelli pre-crisi, secondo quanto afferma la 14a Annual Global Ceo Survey di PricewaterhouseCoopers. Nel sondaggio globale di 1.201 ceo, il 48% dice di essere 'molto ottimista' riguardo alla crescita dei prossimi 12 mesi. Si tratta di un cambiamento rilevante rispetto al 31% che l'anno scorso si riteneva 'molto ottimista' e si avvicina al 50% raggiunto nel 2008 prima dell'avvento della crisi economica.
Complessivamente, l'88% dei ceo sostiene di avere adesso maggiori livelli di fiducia nelle prospettive dei prossimi 12 mesi, dato in aumento rispetto all'81% dell'anno precedente. Nel lungo termine, il 94% è ora ottimista riguardo al fatto che nel prossimo triennio ci sarà una crescita, un incremento di due punti percentuali. In tutti i continenti si è diffusa una nuova fiducia, con i ceo in India, Austria, Colombia, Perù, Cina, Tailandia e Paraguay particolarmente ottimisti riguardo alla crescita a breve termine.
A livello regionale, i ceo in Europa occidentale sono stati i meno fiduciosi, a eccezione dei ceo tedeschi, con quasi l'80% dei ceo 'molto ottimisti', in crescita di circa il 20% rispetto all'anno scorso. I risultati dell'indagine sono stati pubblicati alla riunione annuale del Foro economico mondiale a Davos.
I ceo hanno detto di considerare la Cina il paese più importante in termini di crescita futura. La Cina è stata nominata dal 39% dei ceo, seguita dagli Usa (21%), dal Brasile (19%) e dall'India (18%). La Cina, gli Usa e l'India sono stati ritenuti le fonti future più importanti di prodotti e materiali grezzi. A livello regionale, il 90% dei ceo ha detto di aspettarsi, durante il prossimo anno, la crescita delle proprie attività in Asia, seguita dall'America Latina (84%), dall'Africa (75%), dal Medio Oriente (72%) e dall'Europa orientale
(70%). Soltanto un terzo degli intervistati ha risposto che il paese nel quale risiede offre un elevato potenziale di crescita.
In modo strategico, le migliori opportunità di crescita dei prossimi 12 mesi verranno dallo sviluppo di prodotti e servizi nuovi e dalla crescente condivisione nei mercati esistenti, attività citate dal 29% dei ceo. L'ingresso in nuovi mercati (17%), le fusioni e le acquisizioni (14%) e le nuove joint venture e alleanze (10%) sono passati in secondo piano quali strategie principali di crescita.
Lo slancio positivo nella fiducia dei ceo si è riflesso nei piani di assunzione. Più della metà (51%) dei ceo nel mondo ha affermato di avere intenzione di assumere nuovo personale nel prossimo anno, dato in crescita rispetto al 39% del sondaggio precedente. I ceo in Europa centrale, Asia-Pacifico e Africa sono stati particolarmente ottimisti per quanto riguarda le assunzioni. Solo il 16% dei ceo ha affermato di prevedere un taglio della propria forza lavoro nel prossimo anno, dato in calo rispetto al 25% dell'anno scorso.
È, altresì, evidente dai risultati dell'indagine, l'impatto della recessione sulla strategia. La maggior parte dei ceo (84%) ha affermato di aver cambiato la strategia della propria azienda negli ultimi due anni e circa un terzo ha dichiarato che il cambiamento è stato essenziale. I cambiamenti strategici sono stati motivati principalmente dall'incertezza economica, dalle richieste della clientela e dalle dinamiche post-recessione nel proprio settore. La maggior parte dei ceo intende modificare la propria strategia di gestione dei talenti (83%), dei rischi (77%), degli investimenti (76%) e della struttura organizzativa (74%).
Una percentuale minore di ceo (64%), intende ridurre i costi nel prossimo anno, dato in calo rispetto al 70% dell'anno precedente. Il 34% vuole eseguire una fusione o un'acquisizione, la metà prevede di formare una nuova alleanza strategica o una joint venture e il 31% ha riportato di voler gestire una funzione dell'attività in outsourcing. L'Europa occidentale, l'Asia e l'America del Nord sono risultate le località più popolari per le fusioni societarie.
Minacce economiche future
Quasi i tre quarti dei ceo hanno nominato l'incertezza o la volatilità della crescita economica quale minaccia potenziale alla propria azienda, dato in aumento rispetto al 66% dell'anno scorso. Quasi un terzo di ceo si è dichiarato 'estremamente preoccupato' per le prospettive economiche. Altre minacce comunemente esposte hanno incluso la risposta governativa ai deficit fiscali (61%) e l'eccessiva regolamentazione (60%), seguiti dalla volatilità dei tassi di cambio (54%), dall'instabilità dei mercati dei capitali (52%) e dal protezionismo (40%). Lo spettro dell'inflazione è stato nominato da meno di un terzo degli intervistati.
Tra le minacce economiche, il 56% ha citato la disponibilità di capacità chiave, seguita dall'inasprimento fiscale (55%) e dal cambiamento permanente nel comportamento dei consumatori (48%). Una potenziale insufficienza di talenti si è rivelata una preoccupazione particolare in Asia-Pacifico, Europa centrale e orientale, Medio Oriente e Africa. I rischi globali citati dai ceo comprendono instabilità politica (58%), carenza di risorse naturali (34%), cambiamento climatico (27%) e disastri naturali (25%).
Priorità governative
Quasi la metà dei ceo ha affermato che la priorità del governo dovrebbe concentrarsi sul miglioramento delle infrastrutture del paese. Seguono la creazione e la promozione di una forza lavoro qualificata (47%), la garanzia di stabilità del settore finanziario e l'accesso a capitali convenienti, entrambi al 45%. Oltre il 60% dei ceo ha concordato sul fatto che i tagli alle spese pubbliche e l'inasprimento fiscale freneranno la crescita economica dei propri paesi e il 53% ha affermato che il peso fiscale sulla propria azienda aumenterà a causa della reazione del governo al crescente debito pubblico. Poco più di un terzo dei ceo ha dichiarato che la propria azienda sta apportando cambiamenti strategici a causa dei tagli alle spese pubbliche e dell'inasprimento fiscale nel proprio paese o all'estero.
La sfida dei talenti
Nella continua lotta per i talenti, i ceo hanno identificato le sfide maggiori del triennio a venire: presenza limitata di candidati con capacità adeguate (66%), assunzione e integrazione di impiegati più giovani nel personale (54%), perdita di personale di alto livello alla concorrenza (52%) e creazione di percorsi di carriera allettanti (50%). Le strategie migliori da loro identificate per soddisfare tali esigenze sono state: maggiore impiego di ricompense non economiche quale motivazione (65%), partecipazione di più personale a incarichi internazionali (59%) e collaborazione con il governo e l'università per migliorare le capacità (54%).
Metodologia del sondaggio
Per il 14° Annual Global CEO Survey di PricewaterhouseCoopers, nell'ultimo trimestre del 2010 sono state condotte 1.201 interviste in 69 paesi. Suddivise per aree, sono state condotte 420 interviste in Europa occidentale, 257 in Asia-Pacifico, 221 in America Latina, 148 in Nord America, 98 in Europa orientale e 57 in Medio Oriente e Africa.
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