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I trend globali del Roper Report
Europa e Italia a nudo nella ricerca Eurisko
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Consumatori, la concretezza ‘neo’ degli italiani

19/10/2007

Ma siamo sicuri di sapere chi è e cosa vuole il consumatore italiano? Non è che continuiamo a ragionare su paradigmi e tendenze che non ci appartengono? La sensazione è che rischiamo di tarare l’ottimo strategico su un contesto che non rispecchia la realtà del nostro Paese. Stupiti di sapere che dal 2003 ad oggi la nostra mappa valoriale mostra una caduta verso la tradizione? E che la ‘coda’ edonistica, il cosiddetto quadrato del ‘fun’, è completamente sparito? Allora leggete i risultati dell’ultimo lavoro Eurisko.

Certo che il marketing ha poco da sforzarsi per essere innovativo, e con lui i media, l’advertising e tutta la comunicazione. Perché a guardare il consumatore italiano, di tutto ha bisogno meno che di quanto i più oggi tentano di ‘emulare’. Nel senso che spesso si accusa l’Italia di non essere all’avanguardia, per creatività, tecnicità e modi del suo comunicare, portando l’esempio di case history straniere, specie in quanto a web. 

Ma quando si legge che i nostri giovani aspirano a una famiglia da ‘Mulino Bianco Barilla’ e che quello che ci caratterizza maggiormente rispetto agli europei sono  parsimonia, modestia, lavoro 'matto e disperatissimo', allora il dubbio che il Carosello potrebbe essere quanto più in linea con il desiderare collettivo non è follia. 

Insomma, sembra quasi che questo consumatore esprima tutta la sua grinta se interpellato in merito al rapporto con prodotti e brand, allettando ad osare di più per raggiungerlo, affascinarlo, coinvolgerlo. Ma una volta entrato nelle sue mura domestiche e messo a nudo di fronte alla realtà delle sue aspirazioni, ogni velleità di potere scompare lasciando spazio al peso della tradizione, in una sorta di rassegnato pessimismo che di certo non aiuta la ripresa.

E non si tratta di esagerazioni, è veramente ‘modesto’ il quadro evidenziato ieri dal seminario sui Roper Reports Worldwide 2007. O, meglio, lo è nei confronti dell’Italia, perché il resto del mondo reagisce in modo sicuramente differente. Non a caso il titolo recita ‘Trends globali, identità locali’, dando prova tangibile di quanto ciò che rappresenta il contesto attuale delle ‘discussioni’ in termini di scenari e trend, alla fine finisca per declinarsi in modo differenziato in ogni specifico Paese, interiorizzando solo gli aspetti più consoni al terreno socio culturale di riferimento. 

Siamo nella ‘terza età del processo di globalizzazione’, caratterizzata dalla richiesta di qualità elevata, dalla concorrenza dei prodotti low cost. Per la prima volta il 50% della popolazione mondiale vive in città e il ‘mondo in via di sviluppo’ rappresenta più del 50% del Pil globale. Si vive più a lungo, ci sono pochi bambini e, dunque, le società stanno invecchiando. La gente oggi ha una vita densa di impegni, spesso complicata, non a caso l’Occidente incomincia a dare molta importanza alla gestione del proprio tempo. Nei paesi in via di sviluppo, invece, il desiderio di migliorare la propria situazione è ancora un obiettivo motivante.

Ecco che, confrontando l’Europa con America e Asia, emerge come i valori che caratterizzano oggi il Vecchio Continente ( sicurezza, etica sociale, etica personale) non saranno in grado di sostenere una ripresa ‘forte’ della sua economia. Lo scarto sui valori ‘acquisitivi’ è troppo grande. Soprattutto perché la possibilità di mantenere gli attuali livelli di benessere materiale, su cui tra l’altro poggia la generalizzata aspirazione a una migliore qualità della vita, necessita della presa di posizione di valori ‘duri’ di cui al momento la rilevazione Eurisko non ha colto alcun segno.

E quando il cerchio si stringe ancora maggiormente, passando dall’Europa all’Italia, il profilo del consumatore tipo è ancora 'meno'.  Meno aperto, meno dinamico e meno proiettato al futuro. Più chiuso ripiegato su identità e realtà specifiche. L'incertezza economica , comunque, gioca un ruolo determinante, è concausa essenziale del processo di ripiegamento che contraddistingue la nostra realtà e il suo ‘neo concreto’ consumatore.

 

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