L’autoritratto formativo come terapia aziendale
16/10/2007
Facce da leader. Tratti somatici, timidezze, paura di essere guardati. L’autoritratto è un percorso interiore molto forte. Sofferto. Che parte dall’io, ma che si estende al mondo. Al gruppo cui si appartiene, al team. Sono i seminari di formazione proposti da Cristina Nunez, fotografa, alle aziende, ma anche la ricerca della foto che meglio esprime il proprio carisma.
“Tutto comunica. L’attitudine del corpo, la voce, persino l'odore ... Però il viso contiene tutto. Contiene la complessità, sentimenti e atteggiamenti opposti. Basta guardare separatamente i suoi due lati per vedere messaggi opposti. E talvolta può causare problemi. La molteplicità di un viso è più efficace nella comunicazione quando c'è armonia” .
Inizia così Cristina Nunez, aprendoci le porte del suo mondo. “Ma un viso che esprime una sola cosa, un viso che non ha vulnerabilità non ha vero carisma. E' il vissuto, il pensiero molteplice, la sensibilità unita alla forza che esprimono saggezza e lo fanno diventare veramente comunicativo, attraente... Nell'autoritratto questo si amplifica, perchè lo sguardo verso se stessi è molto più ricco, molteplice, vulnerabile e quindi veramente carismatico”.
Ritratto per esprimere il proprio io all'esterno e ritratto per analizzarsi da dentro. Come si affrontano due dimensioni così diverse da raccontare entrambe con una foto?
“Le due dimensioni vanno insieme. In un autoritratto il soggetto è allo stesso tempo autore, soggetto e spettatore. E' una dinamica potente: io mi guardo dentro, questo sguardo è così ricco e profondo che attira fortemente lo spettatore, come dicendogli ‘questo ti riguarda’. Lo spettatore si identifica, perchè anche lui si guarda o vuole guardarsi, è coinvolto nel processo interiore. Allo stesso tempo, l'autore di un autoritratto si guarda dentro non solo per se stesso ma anche per il mondo che lo circonda, per immortalarsi e quindi per quelli che in futuro guarderanno il suo autoritratto".
In che modo l'autoritratto è funzionale alla formazione in azienda?
“In azienda le persone svolgono un ruolo, utilizzano una parte di sè che hanno deciso funziona nel lavoro. Con l'autoritratto si fotografano in quanto esseri umani completi, con tutta la loro complessità e potenzialità, includendo aspetti intimi, non facili da mostrare, come l'espressione di emozioni quali la rabbia e la disperazione. Individualmente è un processo di ascolto profondo e accettazione. La condivisione in gruppo di questo percorso interiore crea legami speciali, una notevole apertura e ravviva i rapporti interpersonali. Inoltre, l'energia vitale e umana che si sprigiona nei workshop diventa evento aziendale, che si estende alle persone che vedono le immagini, senza aver partecipato. Proponiamo anche esercizi di autoritratto in coppie o gruppi, in modo da lavorare sui rapporti all'interno del team lavorativo. E’ un ulteriore strumento molto efficace per migliorare i rapporti one-to-one, l'armonia del gruppo e il clima aziendale in generale”.
Come fare per rendere un autoritratto efficace, in che cosa consistono i tuoi seminari?
“Perche sia efficace, l'autore scatterà alcune immagini, dialogando con l'obiettivo onestamente, cercando di essere se stesso, libero di esprimere ciò che sente. Poi guarderà le immagini e farà la scelta in base alla forza comunicativa dell'immagine, non secondo quello che vuole comunicare. Accettando l'immagine più forte, ‘l'opera’, come immagine profonda di sè in quel momento. La scelta non è facile, bisogna allenarsi e studiare ogni immagine secondo i criteri che può possedere l'opera: molteplicità, sospensione, impatto, dimensione filmica, armonia di forme-luci-colori. E' questo allenamento a una lettura innocente e intuitiva delle proprie immagini il punto centrale dei miei seminari. Tutti possono essere capaci di produrre un'‘opera’, l'arte è assolutamente democratica. E l'utilizzo dell'arte all'interno dell'azienda è estremamente efficace per smuovere il clima in modo positivo e profondamente umano”.
Secondo la tua esperienza, tu che ne hai fotografati tanti, i leader si riconoscono dalla faccia?
“Sì, i leader si riconoscono dalla faccia, che esprime le qualità e i punti di forza, il carisma e la capacità di trascinare le persone. Non tutti i leader hanno questa qualità, ma il vero carisma ha radici profonde nel vissuto, e quindi nella sofferenza, e negli ideali della persona. La vera forza viene data dai valori umani. Tutto questo può essere contenuto in un'immagine di un viso. Ho sempre cercato di esprimerlo nelle mie fotografie. Oggi ho anche scoperto che, se faccio fare prima un autoritratto e lascio al leader il tempo per guardare le immagini, sceglierle e scattare ancora, l'espressione del carisma viene amplificata notevolmente”.
Esiste la fotogenia, se sì, quali le caratteristiche?
“La fotogenia è semplicemente amare essere fotografato e guardato. Chi pensa di non essere fotogenico è perchè ha paura dell'obiettivo. La fotografia è un atto essenzialmente aggressivo, questo è indubbio, e chi è molto sensibile e lo capisce lo rifiuta. Ho incontrato molte persone che mi dicono di non essere fotogenici e dopo una sessione fotografica cambiano idea. Parlando, raccontano di aver scoperto quanto sia appassionante cercare la propria bellezza interiore. Che affrontando l'obbiettivo con dignità e vulnerabilità si può esprimere sé stessi al 100% e l'immagine è sorprendente. L'autoritratto permette di trovare un dialogo positivo con l'obiettivo per poter dare il meglio di sè, e quindi rilassarsi, e godersi l'esperienza. Poi scopri che anche quelle persone vogliono essere guardate, alcuni sono ancora più vanitosi dei cosiddetti fotogenici".
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