L’addio di Alex Bogusky all’adv è da star. Forever. Perché crede nelle small company
09/07/2010
Quante volte ci siamo detti che la pubblicità non riesce più a sfornare personaggi in grado di spostare le opinioni, di affascinare, attrarre e perché no, diventare pure molto ricchi? Alex Bogusky è uno di quelli capaci di smontare l’assunto. 46 anni, geniale (basti citare la campagna con cui Burger King invitava a cancellare un amico da Facebook in cambio di un tramezzino free, o la famosa serie dei film con i galli), ha rinunciato la scorsa settimana a due milioni di dollari l’anno di stipendio, per farsi disoccupato di lusso, con una buonuscita da 38. Perché? Perché alla pubblicità sente di aver dato già tutto. Come se il presupposto di restar bambino per studiare sempre il modo fosse svanito, sotto il peso dell’esperienza, che ti porta a fidarti solo di quanto ha in passato funzionato. Almeno questo sarebbe stato il pericolo in Mdc, la realtà che, già sotto il vecchio nome di Maxxcom, iniziò a rastrellare quote della sua Crispin Porter & Bogusky. Il 49% nel 2001, il 77% nel 2007, fino al controllo. Così Bogusky, dopo 20 anni, a inizio 2010 abbandona la poltrona dell’agenzia che lui stesso ha fatto grande, per appropriarsi di quella in Mdc. Ma è durata poco.
E nonostante in molti stentino a credere che già oggi lo stesso non nutra progetti di rilancio nel settore, lui, al microfono di youmark, asserisce di averlo sempre saputo che non sarebbe stato pubblicitario per sempre. Perché le cose succedono e cambiano. E il suo sogno diventa inserirsi nello sviluppo della partecipazione collettiva, seguendo quanto la tecnologia disegna come possibile. perché la democratizzazione vera parte tutta da lì.
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