Cannes 2010/29: comunicazione è creatività, non tecnologia. E lo spot è il maggiore business
28/06/2010
E' questa la sintesi del messaggio che questa 57a edizione ha lanciato, scordandosi del Grand Prix Film 2009 a ‘Carousel’ e ripartendo dal ‘Gorilla’. Ma non nel segno di un web che cannibalizza tutto, quanto dello ‘screen’, del ‘video’ quale anima rinnovata della nostra era. Tornando a credere che la creatività debba lasciare il segno, l’idea occupare un posto al sole, la capacità di ampliare l’immaginazione collettiva premiata e, soprattutto, le azioni spostare le percezioni, coinvolgere, essere rilevanti per il contesto di riferimento e per il brand. Ma anche per il business, pure quello delle agenzie.
Non a caso tra i leoni sfilati nella cerimonia finale di premiazione (youmark ti propone il video dei momenti più salienti), non si sono visti i lunghi film internet e i tomi di progetti integrati che l’anno scorso avevano quasi fatto sentire la mancanza del vecchio spot. Come se, in un certo senso, fosse stata sbollita la ‘sbornia del 360°’ che per tempo ha nutrito le soluzioni di rinascita di questa industry. Non c’è dubbio, infatti, che i media si siano moltiplicati, che il consumatore voglia partecipare, che le marche debbano essere sempre e coerentemente ovunque, ma è come tutto ciò si realizza a fare la differenza. Avendo capito che spesso il progetto integrato dietro la pomposità della costruzione nasconde un mediocre livello di ogni suo singolo pezzo.
Di qui il no a contenuti fine a se stessi, spalmati in rete perché lo spazio non si paga, volendo invece porre l’accento sul ritorno alla professionalità creativa, allo studio, all’idea. Al racconto di una storia rilevante per il brand, per la sua personalità, per il suo rapporto con il consumatore e con il contesto. Certamente unita anche all’ottima realizzazione, ma non solo (non a caso è stata introdotta la giuria craft).
Il che non significa guardare nostalgicamente indietro, quanto piuttosto la volontà di andare avanti costruendo valore, per le aziende e per le agenzie. Non c’è dubbio, infatti, che un Grand Prix a Old Spice significhi pure aiutare la industry, lanciando un segnale che va nella direzione di quanto rappresenta la fetta principale della torta pubblicitaria. Soprattutto quella più praticabile. Lo spot. Che continua ad occupare il ‘grosso’ degli investimenti.
E poco c'entra se lo schermo sia la vecchia generalista, lo smartphone, l’iPad o il pc. L’importante è che qualunque sia il device il film non perda il suo senso, la sua stessa ragione d'essere. Perché è da lui che poi può nascere e crescere l’insieme delle altre azioni. Come dire, la razionalità non potrà mai superare le conquiste di immaginazione, fantasia, creatività.
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