Comunicazione, Milano ha bisogno di te. E di fare sistema
26/01/2010
Perché questa è la conclusione ultima cui ha portato il primo rapporto di competitività e attrattività della città di Milano, voluto dalla partnership tra tutte le Università meneghine, il Comune e la Camera di Commercio, e presentato ieri da Giuliano Noci, ordinario di marketing al Politecnico (ascoltalo nell’intervista rilasciata a youmark) durante il convegno 'I Want Mi', in cui è intervenuto pure il sindaco Letizia Moratti (youmark vi propone uno stralcio del suo discorso). E ci riferiamo alle riflessioni più stringenti. Alla necessità di studiare nuovi modi per comunicarla anticipando l’esperienza della vita in questa città, perché chi l’ha provata l’ha trovata molto più soddisfacente delle attese.
Così come al bisogno di pianificazioni profilate per target, dai turisti nostrani agli stranieri, da chi ci viene per business a chi per lesure, dalle imprese ai talenti, con ognuno a volere qualche cosa di diverso dal suo soggiorno. Allargando il confronto al mondo, perché Milano nei ranking ‘gareggia’ con le grandi capitali internazionali. Sapendo sostenere i settori trainanti del così detto hi-touch (design, mobile-arredo e tessile), ma contemporaneamente spingendo gli emergenti (biotech, chimico e scienze sanitarie) e combattendo il così detto nanismo, di cui sono strutturalmente vittime le nostre imprese. Un limite che frena la capacità di trattenere talenti, dunque di stimolare la ricerca, l’innovazione. Il tutto, sapendo guardare oltre l’Expo, verso il 2030, con il modello della rete, della costellazione di territori integrati quale traguardo, dimostrando di riuscire a fare sistema.
Come a sorpresa ha fatto questa prima edizione del rapporto di competitività e attrattività della città di Milano, mettendo assieme soggetti diversi (Università, Comune, Camera di Commercio) nell’intento di capire, studiare, agire, monitorando l’evoluzione del posizionamento competitivo della città.
Allo scopo si sono analizzati 70 sistemi di ranking nazionali e internazionali, definendo il posizionamento del capoluogo meneghino, confrontato poi con la percezione dei diversi target (turisti italiani e stranieri, per piacere o business, imprese, talenti) rispetto all’attrattività di Milano, grazie ad indagini demoscopiche.
Interessante scoprire come il 40% dei turisti, stranieri e non, abbiano trovato Milano meglio di quanto si aspettassero. Tra i talenti, il 57% degli esteri la sceglierebbe per studio (le nostre università sono reputate eccellenti, nonostante le loro dimensioni, così come il valore del reddito conseguente, spesso le penalizzino a livello di sistemi di ranking) e il 53% per lavorarci. Mentre le imprese si sono espresse promuovendo i diversi aspetti dall’ambiente di business (ad esempio un polo fieristico d’avanguardia) offerto.
Tanto che Milano appare il ‘cancello d’ingresso’ per gli affari in Italia, un must to have dalla vocazione commerciale, perché a livello industriale il nanismo si rivela limite alla capacità di appagare il meglio dal mondo. Senza dimenticare di citare la criticità di traffico (atteso il lavoro sulle infrastrutture, vedi nuova rete metropolitana) e inquinamento.
In quanto a costi, poi, Milano è conveniente per il turismo business (insieme a Berlino è la meno cara d’Europa). Che la promuove per l’accoglienza a 4 stelle, mentre incita al lavoro lusso e 5 stelle, dove ampie sono le potenzialità di crescita. Così come succede al turismo congressuale, sfruttando la percezione di città d’arte che gli stranieri hanno. Anche quando il soggiorno è per piacere, trovandone interessanti le proposte culturali, così come gli eventi, di musica leggera e rock, mentre c’è da fare rispetto ai musei. E, in ogni caso, a Milano ci si viene soprattutto per shopping, vita notturna, unitamente a musei, teatri ed eventi sportivi.
Qual è il profilo dell’aspirante milanese? A desiderare una vita lì sono in maggioranza i giovani, italiani o esteri che siano, con predominanza di chi arriva da paesi latini, e con picchi in chi ne ha già avuto esperienza, assaggiandone la quotidianità.
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