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Barbara Grotto, responsabile comunicazione GasJeans
Lo spazio creato ad hoc per i creativi che partecipano al progetto
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Gas: non abbiamo agenzia. Molto di più. E per i 25, sono 15 le menti all’opera

13/11/2009

GasJeans sta a Chiuppano (Vi). Ma di mischiarsi con lo stereotipo dell’imprenditore veneto del ‘fasso tutto mi’ non ci pensa proprio. E non certo per elitario snobismo, quanto perché da tempo ha scelto la propria via. Indipendente, sì, ma soprattutto aperta. Troppo per servirsi di una sola agenzia. Non a caso, le scelte di comunicazione vengono firmate dall’interno, dalla creatività alla pianificazione, dal retail alla rete, ma frutto del pensiero trasversale che nasce da riunioni mensili con creativi poliedrici, provenienti da ovunque. Tanto che per l’occasione del 25° la via auto celebrativa non poteva funzionare. Di qui l’idea di briffare 5 agenzie, alla ricerca del progetto dirompente. Che è stato quello Golab. 15 talenti creativi chiusi per 25 giorni in uno spazio creato ad hoc nel cuore dell’azienda. Per produrre. Un libro, la storia del marchio, la sua identità. Un manifesto. Così da scrivere cosa succederà dopo questo fatidico compleanno. E oggi sono già al terzo giorno di lavoro insieme (dall’11 novembre al 5 dicembre). Ma non chiamatelo ‘grande fratello’. 

Come Barbara Grotto, responsabile comunicazione GasJeans, racconta a youmark, infatti, trattasi di un incubatore. Per 25 giorni, 24 ore su 24, designer, grafici, videomaker, redattori e fotografi, lavoreranno e vivranno insieme, a stretto contatto con tutti i collaboratori dell’azienda, arrivando a produrre un vero e proprio manifesto di creatività applicata. Un punto di partenza, per definire l’inizio di un nuovo modo di progettare e comunicare. Invitanto chi lo desideri a seguirne lo sviluppo all’indirizzo blog.gasjeans.it, o attraverso Facebook, Twitter e YouTube. 

Partiamo dal gruppo di creativi. Chi sono?
“Cinque sono giovani talenti, selezionati nelle serate del 21 e 23 ottobre, rispettivamente nel nostro negozio di Milano e Venezia. Allo scopo, abbiamo coinvolto università e istituti creativi, lanciando il bando di concorso on line. Ben 10.000 i contatti totali, oltre 200 le persone selezionate a Milano, altrettante a Venezia. Oggi al lavoro ci sono un redattore, Giacomo Cosua, un grafico, Eugenio Ormas, un illustratore, Elena Xausa, fotografo, Sara gentile, designer, Fabio Borgia. Che si mischiano con gli altri dieci nomi dei professionisti. Nello specifico, art director Lele Villari, project manager Gas Erika Sartori, redattore Cosimo Bizzarri, grafico Alessandro Maffioletti, illustratore Lorella Pierdicca, fotografo Makoto Nakashima, designer, Marco Mucig, video maker Sara Tirelli, blogger Michele Polico”. 

Chi è oggi GasJeans?
“Un’azienda al 100% di proprietà della famiglia. Una realtà che ha chiuso il 2008 a 123 milioni di euro, dovendo all’Italia il 65% circa del suo business, ma che già dal 2010 potrebbe virare sostenendo lo sviluppo di altri mercati. Cina e Giappone in testa. Ma anche Asia. Credendo soprattutto nel retail, dunque nell’investimento per essere sempre più vicina al suo consumatore. Il 18 novembre inaugureremo il nuovo negozio di Shanghai, lo scorso marzo è stata la volta del secondo a Pechino, ne abbiamo già 2 a Taiwan. Senza che ciò voglia dire trascurare l’Europa, come dimostra la recente apertura del monomarca di Marsiglia. Ma vicinanza al cliente significa anche comunicazione. Ad essa dedichiamo il 5% del fatturato. E seppur la stampa continui a essere predominante, il futuro guarda dritto a rete e unconventional”. 

A proposito di famiglia, com’è essere figli d’arte?
“Non sempre facile. Scherzi a parte, abbiamo la fortuna di avere un padre lungimirante, di esperienza, ma al contempo attuale. Non vedo problemi di cambio generazionale all’orizzonte”.

 

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