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Manuel De Peppe, Bee Hive Reunion
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Manuel de Peppe: astinenza da ’80. Ecco perché tornano i Bee Hive

03/11/2009

Vi ricordate i Bee Hive? Si sono riuniti l’anno scorso ed hanno già fatto un concerto data zero, programmando il tour per l’estate 2010. Contenti di verificare che a seguirli non sono solo ex teenagers ottantini, ma pure ventenni. Che li conoscono per repliche delle serie ‘Love me Licia’ che li rese famosi, o per YouTube. Ringraziando sicuramente il web. Che se ha tolto potere ai cd, lo ha dato alla musica, agli artisti, alla loro possibilità di promuoversi oltre la raccomandazione per un contratto discografico. Accusando, però, l’Italia di sottovalutare il live. Nei locali, infatti, l’America vieta agli artisti le cover altrui.

Youmark ne ha parlato con Manuel De Peppe, Bee Hive Reunion. 

L’anno scorso è partita la reunion dei Bee Hive, come sta andando, quali le cose già realizzate e i progetti futuri?
“Grazie al web avevo la consapevolezza che il fenomeno Bee Hive (quando nacquero avevo 16 anni) era rimasto attuale. Tanto che feci realizzare un sito ufficiale, le cui visite andarono da subito alle stelle. Premetto che oggi vivo negli Usa, dove sono produttore-arrangiatore, collaborando con nomi del calibro di Bill Champlin, ex cantante della band dei Chicago, Bernadette O'Reilly, Jorge Luis Cachin, Martha Cancel e molti altri. Ho voluto prendere in mano il progetto Reunion anche per tornare a suonare la batteria visto che, come produttore arrangiatore e songwriter, sono sempre al piano o alle tastiere, mio primo strumento. 

Già nel 2005 coi Bee Hive realizzammo una servizio per una trasmissione di Sky dove annunciammo la Reunion ed ebbe un ottimo riscontro di ascolti, ma il progetto slittò di tre anni per impegni pregressi. E’ nel 2008, infatti, che si decise di partire e io per l’occasione scrissi il singolo ‘Don't say goodbye’. Cambiò pure il nostro nome, da Bee Hive a Bee Hive Reunion. Io, alla batteria e piano, Pasquale ‘Mirko’ Finicelli, voce, Sebastian ‘Satomi’ Harrison, tastiere, e Luciano ‘Paul’ De Marini, chitarra. Oltre a un nuovo bassista. 

Iniziammo con una promozione tv in Italia e Svizzera, un radio tour e ospitate in discoteche. E’ stato bello risentire il calore del pubblico, come allora. E non solo ex teenagers ottantini, pure ventenni, che ci hanno conosciuto grazie o alle repliche dei telefilm, o grazie a YouTube. Ad oggi, abbiamo fatto un concerto ‘data zero’, e stiamo valutando diverse proposte di management per un tour vero e proprio per l'estate 2010”.

Cosa vi è successo dall’88 ad oggi, dagli anni che vi vedevano in vetta alle classifiche alla realizzazione del progetto reunion?
“Come molti sanno, io lasciai i Bee Hive dopo la seconda stagione dei telefilm, perchè venni chiamato come co-protagonista per la serie Don Tonino (1987) insieme ad Andrea Roncato, Gigi Sammarchi e Vanessa Gravina. La decisione fu presa con dispiacere, anche alla luce del fatto che i telefilm di ‘Licia’ avrebbero potuto non continuare. Tra l'altro, grazie a Don Tonino e Don Tonino 2, venni premiato con l'Oscar dei Giovani in Campidoglio a Roma nel 1990. Seguì il mio debutto da solista al Nuovo Cantagiro di Rai 2, nonché altre parti come attore di soap. Quindi fondai uno studio di registrazione a Milano, sono mie le produzioni di musiche per spot come Tamagothcy, Tifosotti, Push Pop, Polaretti (edizioni 2000-2001-2002). In quanto agli altri del gruppo, alcuni lasciarono il campo diventando imprenditori in tutt’altri settori, altri continuarono”.

La musica è molto cambiata da allora ad adesso. E il senso è ben riassunto nella parola internet. Cosa pensate dell’industria attuale, è più facile o più difficile farcela?
“Internet ha danneggiato le vendite dei cd, hanno chiuso megastores come Virgin e Tower Records, ma con iTunes si possono acquistare canzoni a pochissimo e pure le case di produzione possono risparmiare in spese di copertine e confezioni dei cd. Per le nuove band internet è un'ottima vetrina. Gratis si possono far conoscere in tutto il mondo grazie a YouTube, MySpace, Facebook. Una volta se non avevi una casa discografica eri fregato. In America iTunes è ancora più evoluto. Oltre alle canzoni, si possono scaricare legalmente film, serie tv, audiobook e anche noleggiarli. Insomma, il futuro è il web e sempre più ognuno sarà in grado di crearsi il proprio media, promuovendo le sue creazioni senza dipendere dalle raccomandazioni per l’accesso a un contratto discografico. In Italia, poi, la pecca sta nei locali live. Negli Usa in questi locali è praticamente vietato fare cover di altri artisti, con i discografici che ci vanno per cercare nuovi talenti. Addirittura succede che quando si invia una demo, se il discografico è interessato, chiede all’artista di farsi ascoltare dal vivo, per assicurarsi che sia bravo anche live”.

Il vostro successo poggiava sulla ‘pulizia’ e sulla positività. Guardando ai teenagers di oggi, pensate che un look simile possa conquistarli?
“Funziona perché è quello che manca. Le persone sono in astinenza da anni 80. Si usciva di più, i bambini giocavano a nascondino, a 1 2 3 stella, noi teenager al gioco della bottiglia. Oggi si sta davanti ai Pc per ore. Noi in discoteca aspettavamo i lenti per conquistare una ragazza. Se il nostro ritorno è un successo, significa che in molti hanno voglia che tutto ciò torni. Vedere fan che si commuovono quando suoniamo ‘Mio dolce amore’ è magia pura. Ora, poi, lo facciamo veramente, non come ai tempi della serie, quando le voci dei cantanti erano doppiate, perché la produzione voleva avere le stesse del cartone animato ‘Kiss Me Licia’, e altrettanto valeva per noi attori”.

Una reunion sa fare notizia, ma come pensate di proseguire nel cammino del successo per non rischiare di restare intrappolati nei personaggi di ieri?
“La Reunion dei Bee Hive deve continuare a essere una grande festa dove i fan si ritrovano, e noi diamo loro emozioni. Finalmente la gente può conoscerci oltre i personaggi da copione. Inoltre, non abbiamo più 16 anni e siamo genitori. Ma lo spirito è lo stesso”.

Quanto conta per un gruppo come il vostro la comunicazione, come vi muovete in tal senso?
“La comunicazione è basilare. E non ci manca, visti i seguiti. Riferendomi a quella più importante, al passaparola tra i fan. Tra noi e loro c’è un grande feeling. Li ringrazio tutti. Senza loro, noi artisti non esisteremmo”.

 

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