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Domenico Menniti, ad Harmont & Blaine
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Menniti/ Harmont & Blaine: il 5% in adv. No agenzie, il know how è nostro

27/10/2009

Parlando appositamente di advertising (la campagna al via è stampa e ooh, con investimenti in product placement, soprattutto in produzioni televisive). La comunicazione, infatti, è un’altra cosa. Non si fa mettendo un pacco di soldi sul tavolo. Ma con le relazioni, la qualità. Avendo ancora una volta scelto Fabio Cannevaro quale testimonial (il bassotto vestirà il capitano della nazionale per 5 stagioni, lanciando anche una campagna a favore dell’associazione CannevaroFerrara, con azioni ad hoc nelle 27 boutique italiane). Per analogia. Come lui, anche la Harmont & Blaine vuole passare dalla cronaca alla storia, da Napoli al mondo. Dove ha già conquistato 50 paesi, e non si ferma. 

L’anno prossimo l’azienda diventa holding, aspettandosi una crescita 2009 del 10% (il fatturato 2008 è pari a 40 milioni, 44 quelli previsti per la fine dell’anno in corso). Rifiutando di parlare di crisi, meglio ragionare in termini di percentuali. Di un mercato che prima valeva 100 mentre oggi 70, quando invece la quota di questa marca passa dal 10 al 20%. Annunciando un fitto programma di espansione retail. Prossime mete Shanghai, Pechino, Beirut e il Cairo, avendo di recente inaugurato Miami, Istanbul, Hong Kong. 

E se soddisfacenti risultano le performance delle attuali licenze bimbo e calzature, lo sviluppo parla di diversificazione. Per la costituenda holding, infatti, è allo studio uno spin off delle attività retail, costituendo una società di gestione per le attività food and beverage (il prossimo Harmont & Blaine Cafè sarà aperto a Tel Aviv). Senza dimenticare il battesimo della Harmont & Blaine Usa. Perché da difendere non è tanto il ‘made in…’, quanto l’italiano gusto per un saper vivere. Che tutto il mondo ci invidia. 

Al microfono di youmark Domenico Menniti, ad Harmont & Blaine.

 

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