La Rete è poco abitata dagli italiani, ancora lontani dal business
30/09/2009
Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ha presentato a Milano l’Osservatorio Italia Digitale 2.0, realizzato da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici in collaborazione con il Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica.
Il focus dell’Osservatorio evidenzia la necessità di incrementare l’uso delle tecnologie online da parte di imprese e famiglie e di trasformare la Rete da strumento di comunicazione a interfaccia fondamentale per l’erogazione di servizi interattivi ai cittadini e alle imprese. Questa esigenza nasce dal ritardo che ancora esiste in Italia nell’utilizzo di Internet per lo sviluppo di una Società dell’Informazione e della Conoscenza.
Questi i dati più rilevanti del rapporto
:
LA RETE È ABITATA DA MENO DEL 50% DEGLI ITALIANI
Solo il 47% della popolazione tra 15 e 74 anni (21,6 milioni nel 2008) accede
tramite internet ai servizi disponibili online; 1/3 delle aziende continua a non essere in rete, e tra le microimprese il tasso sale al 43%. La diffusione di piattaforme Ict di base (Pc, banda larga, sito web, software) nella fascia di imprese sopra i 50 dipendenti vede l’Italia sostanzialmente allineata rispetto alla media dei 27 paesi Ue; In generale l’innovazione digitale è ancora poco associata alla possibilità di sviluppare il business; Collegamenti in mobilità: nella seconda metà del 2008 gli utenti connessi sono stati 6 milioni di individui, ovvero il 28% degli utenti internet a fine anno. L’utilizzo di internet mobile appare essere segmentato in due cluster principali: business users (imprenditori e dirigenti) e giovani (studenti).
BANDA LARGA: IL 92% DELLE LINEE È ABILITABILE ALLA BANDA LARGA MA
RESTA IL DIGITAL DIVIDE SOPRATTUTTO NELLE AREE E NEI DISTRETTI
INDUSTRIALI
Le famiglie italiane con connessione a internet in banda larga hanno superato nel
corso del 2009 la soglia dei 10 milioni (comprese le famiglie connesse in mobile
broadband). Nonostante questo dato persiste un digital divide infrastrutturale che coinvolge ancora il 12% della popolazione. Più pesante è il ritardo infrastrutturale per le connessioni con velocità vicine ai 20 Mb, di cui sono privi oltre 22 milioni di italiani. Per questo serve un forte sostegno pubblico agli investimenti infrastrutturali degli operatori. Il digital divide coinvolge anche aspetti socio demografici e culturali (quali età media elevata, nuova immigrazione, bassi redditi, bassa scolarizzazione). In
questo senso la bassa alfabetizzazione informatica gioca un ruolo chiave: le famiglie
dotate di un Pc sono il 52%.
I COMUNI: MOLTI CONTENUTI INFORMATIVI, POCHE PROCEDURE
INTERATTIVE
Tutti i Comuni sono informatizzati, accedono a internet (nella maggior parte dei casi
con collegamenti a banda larga) e in misura significativa (82%) hanno un sito web.
La digitalizzazione sembra essere avvenuta però soprattutto per questioni
amministrative, per dialogare in rete con gli enti centrali della Pa (Agenzia delle
Entrate, Anagrafe, Inps, Camere di Commercio), mentre i servizi online per gli
utenti sono ancora poco diffusi. Il livello di interattività dei Comuni con i cittadini risulta ancora molto basso: l’offerta di servizi on-line è molto spesso limitata ai soli contenuti informativi, come accade per il 59% dei siti web dei Comuni. Il 37% dei Comuni consente invece di scaricare moduli e solo il 4% mette a disposizione applicazioni veramente interattive, quali l’avvio e/o conclusione di pratiche e pagamenti online.
LE SCUOLE: LE TECNOLOGIE SONO ANCORA FUORI DALLA DIDATTICA
Pur presentando una dotazione tecnologica di base di buon livello (internet 98%,
banda larga 95%, sito 71% e intranet 67%) le scuole italiane sono ancora indietro nel
processo di implementazione dei servizi alle famiglie e agli studenti: il 100% dà
informazioni di carattere generale, ma solo il 2% consente pagamenti ed iscrizioni on
line. Le tecnologie sono entrate nella scuola, ma più nell’amministrazione che nella
didattica. In questo senso ci si attende molto dallo sviluppo dei contenuti
scolastici digitali pensati per la rete. È auspicabile, ad esempio, la creazione un emarketplace per i materiali didattici digitali (e-Book, Learning Object, Podcast ecc.),
dove tali materiali possano essere valutati dagli insegnanti ed scaricati online dagli
studenti dietro pagamento del costo della licenza d’uso.
LA SANITA’: RISPARMI DEL 10% DELLA SPESA NAZIONALE CON L’USO DELLE
TECNOLOGIE ICT E DELLA TELEMEDICINA
Il mondo della sanità mostra livelli elevati di diffusione dell’Ict, più o meno per tutte le
principali piattaforme: internet 100%; banda larga 98%, sito 84%, intranet 81%,
cellulare 58% e sistemi di videocomunicazione 15%. Tuttavia le opportunità offerte dalle reti in banda larga sono ancora poco sviluppate, soprattutto nella possibilità di effettuare online prenotazioni, pagamenti e ritiro esami. Con la diffusione della telemedicina, digitalizzando servizi di monitoraggio dedicati ad alcune tipologie di malati, ad esempio diabetici e cardiopatici (che attualmente non vengono forniti in modalità remota) si potrebbero ottenere benefici e risparmi stimati, che, secondo i confronti internazionali, partono dal 2% circa della spesa sanitaria nazionale fino ad arrivare al 10%.
NASCE UN PROGETTO PAESE PER L’ITALIA DIGITALE
Occorre realizzare un Progetto Paese sistemico, che coinvolga domanda e offerta,
indirizzato a superare, progressivamente ma con tempi definiti, il ritardo digitale di tutte le componenti della società civile. Un driver fondamentale sarà l’erogazione via via sempre più completa dei servizi online della pubblica amministrazione (switch over) a partire dalle richieste delle fasce più avanzate di utenza e affiancando ad internet servizi di sostegno per le fasce più deboli della popolazione (centri di assistenza). Maggiori investimenti nelle reti broadband e una più ampia diffusione di nuovi servizi innovativi permetteranno ad aziende, istituzioni pubbliche e società civile di recuperare efficienza, di sviluppare nuovi prodotti/servizi e di incrementare quindi la produttività ormai ferma da anni.
IL RUOLO DEI SERVIZI INNOVATIVI E TECNOLOGICI PER IL RILANCIO
DELL’ECONOMIA
Il Settore conta circa 1 milione di imprese e 2,5 milioni di addetti, con un volume di
affari di circa 350 miliardi di euro. Una crescita nell’ultimo quinquennio del 33% in
termini di investimenti, pari a circa 24 miliardi l’anno, e del 20% in termini di occupati.
La crisi economica che ha coinvolto finora circa 100mila addetti non impedisce a
questo settore di esplicare un importante effetto moltiplicatore, pari a 2,38, su tutto il
sistema economico italiano. Il valore aggiunto prodotto direttamente dai Servizi Innovativi e Tecnologici è pari al 13% del Pil, ma raggiunge il 30% se si valuta il contributo indiretto fornito agli altri settori dell’economia.
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