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Cannes Lions 2009: Italia, che disastro!

26/06/2009

Ha voglia di urlarlo Francesco Bozza, direttore creativo esecutivo e ceo BCube. Quasi scandalizzato dei toni trionfalistici che continua a leggere sulla stampa di settore. Incontrato da youmark ieri sera a Cannes, ha approfittato del nostro microfono per riportare l’ attenzione al valore creativo (un oro nel media è per lui al business, non alla creatività), snobbato dalla notizia della short list film. Con la posta in gioco che in questo Cannes si fa sempre più alta e il nostro paese che ancora non sa sfoderare gli artigli. La forbice creativa, infatti, si allarga a nostro discapito. Al punto che ci toccherà inventare dei brief per competere. Come ‘fuori onda’ suggerisce Sergio Rodriguez, group creative director Leo Burnett  aggiungendo che la svolta 2009 sta nella dimensione sociale, prima che commerciale. 

Pur plaudendo ai giovani. Soprattutto ai suoi. Perché quelli Leo Burnett hanno con dei ‘bla bla bla’ conquistato il loro leone. Ma a valere soprattutto è la saggezza veterana di Enrico Dorizza, group creative director Leo Burnett, quando tiene a sottolineare come anche i disastri da noi non implicano poi molto. Nel senso che i leoni non cambiano né le carriere né i mercati, come invece all’estero succede. Pur ammettendo che la vittoria vale, eccome. Ad esempio, la loro super premiata campagna Aqualtis fece guardare l’agenzia con occhi diversi. 

Dunque grandi opportunità, quelle conseguenti al podio. Che l’Italia lascia ad altri. E il 2009 non fa eccezione. Anzi, visto che il segnale voluto dal presidente della giuria stampa e film, David Lubars, è stato di selezione strettissima. Non volendo far incorrere il festival nel rischio di fischi per immeritati leoni. 

Comunque, la principale tendenza emersa in questa edizione ‘di crisi’, è l’idea a sfondo sociale, il fine superiore. Ipotizzando pure alcuni nomi di possibili vincitori. T-Mobile flash mob alla stazione di Londra . E la campagna per Obama. Pur confidando in qualche sorpresa dell’ultimo momento. 

E concludiamo tornando all’Italia. Che i problemi ce l’ha per cultura. Un successo, infatti, è fatto anche da un grande cliente. E non nel senso di budget, ma di valore attribuito alla comunicazione. Alla creatività. Alla vittoria di un leone.

 

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