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Gianfranco Fina, direttore marketing e comunicazione della Business Unit Morellato
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Fina/Morellato: ecco cosa ci aspettiamo dalle agenzie in gara

23/03/2009

Il brand è arrivato a una svolta e anche in comunicazione si deve aprire un nuovo percorso. Che non significa buttarsi alle spalle quanto realizzato finora, ma piuttosto farne tesoro per allargare lo sguardo. Si spiega così la consultazione che varca i nostri confini per andare a cogliere spunti e suggerimenti anche dai creativi che parlano altre lingue. Lo racconta a
youmark Gianfranco Fina,
dallo scorso dicembre direttore marketing e comunicazione della Business Unit Morellato.

Innanzitutto mettendo i puntini sulle 'i'. Più precisamente riguardo a una critica che gli abbiamo mosso. Non solo a lui, ma a tutta la categoria dei direttori marketing e comunicazione, che nella maggior parte dei casi, appena si insediano su una nuova poltrona, decidono di cambiare i partner di comunicazione.
"Quando un'azienda cambia gli 'uomini' è perché vuole intraprendere un nuovo percorso. E' come se finisse un ciclo di vita e ne iniziasse un altro. Normale che la svolta avvenga anche in comunicazione. Ma questo non significa cambiare necessariamente agenzia, quanto piuttosto dare degli imput per cogliere segnali diversi. Grey negli ultimi tre anni ha svolto un ottimo lavoro. Questo non viene messo in discussione".

Lei proviene da Diesel. Brand che in comunicazione ha sempre fatto scelte precise, trasgressive, al di fuori degli schemi. A volte è stato anche tacciata di snobbismo per il suo chiudere la porta alle agenzie italiane e volare altrove. Quanto di tutto questo porta in Morellato?
"Stiamo parlando di due aziende diverse. Con Diesel ironica, irriverente, a volte anche aggressiva, e Morellato elegante, sicura e raffinata. Ma un punto in comune lo hanno. Quello di aver smesso di ragionare al consumatore per target ed età puntando sulle attitudini e il life style".

Quindi nessuna rivoluzione
"In Morellato c'è da cambiare molto poco. In Italia siamo leader di mercato e distanziamo di tre volte il primo follower. Il nostro obiettivo è una crescita dell'immagine, non solo qui da noi ma in tutto il mondo, puntando sulle nostre tre linee Morellato gioielli da Vivere, Morellato Time e Morellato Gold. Una strategia che viaggia di pari passo con il presidio di mercati come la Cina,
il Sud America, il Medio Oriente, gli Stati Uniti, dove abbiamo appena inaugurato a New York un Flagship Store sulla Quinta Strada".

Come Diesel, quindi, internazionali
"Certo, ci consideriamo un brand globale e per questo abbiamo bisogno di utilizzare un tone of voice che ci rappresenti, che sia espressione del lusso contemporaneo, emozionale e aspirazionale. Accessibile e democratico".

E' questo che vi aspettate dalla nuova campagna? Ma un'agenzia straniera è in grado di cogliere l'essenza di un'impresa che ha le radici italiane?
"Il lusso contemporaneo è un concetto che varca le nostre frontiere. E all'estero, soprattutto in Francia e a New York, l'hanno introiettato già da tempo".

Quindi mi sta dicendo che le sigle coinvolte sono anche di questi due paesi. Ma perché il 'segreto' sui nomi delle strutture?
"Una forma di rispetto nei loro confronti. Alcune ci hanno chiesto, anche per altri contratti che hanno ancora in essere, il massimo riserbo non divulgando il nome fra gli altri partecipanti".

Cosa si aspetta dalle proposte? Vuole essere sorpreso o per lei conta di più il pensiero strategico?
"Abbiamo chiesto una campagna che rappresenti Morellato sotto tre aspetti: il valore del brand, il valore aggiunto + l'unicità del prodotto, le differenze fra le diverse nostre linee".

 

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