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Bona/Media Italia: unconventional chicca. Esterna da scandalo

11/03/2009

Tra le due posizioni estreme, sceglie il mezzo. Nel senso di optare per la collaborazione, tra creativi e centro media, s’intende. Ammettendo, però, che se il dialogo è facile con la Armando Testa, non altrettanto avviene negli altri casi. Dove spesso nemmeno si conosce la declinazione creativa della campagna. Sacrificando l’efficacia del processo. Chiamando in causa pure il buying. Perché la crisi lo sta riportando in auge quale discriminante della scelta. Come dimostra l’esito delle più recenti gare, al miglior offerente. Senza capire che lo sconto non basta. Perché se il media è sbagliato, null’altro conta. Chiamando in causa la necessità di ripristinare i valori della strategia. Eugenio Bona, presidente Media Italia, al microfono di youmark. 

In quanto ai diversi media, invece, non si può che concordare con la crisi della stampa. Specie quella periodica, visto che da tempo ha smesso di concentrasi sul prodotto, preferendo ad esso gadget e videocassette. In un panorama desolante, con prodotti che si cannibalizzano a vicenda, puntando addirittura la concorrenza ai quotidiani. Di cui i due principali tengono, così come viene riconosciuto valido il servizio svolto dai locali. 

In gran forma la tv. Ma era da aspettarselo, visto che della generalista non possono fare a meno le grandi aziende che si rivolgono al target delle responsabili acquisto. Senza dimenticare il fermento inaugurato da Sky, che prosegue con il digitale terrestre e con la nascitura piattaforma satellitare gratuita, a firma Mediaset - Rai e Telecom Italia Media. Altrettanto forte la radio. Che soddisfa anche chi in tv non ci può andare. Al punto che, per non esagerare con un +, la previsione punta almeno allo zero. 

Web e unconventional bene. Con la rete a rallentare un po’ la crescita rispetto i ritmi del più recente passato. E l’unconventional che è chicca. Ormai indispensabile per determinati prodotti, brand e target, passando la sua percentuale del budget dall’1 al 5%. Restando, comunque, impegno secondario. 

Chiudendo con l’esterna. Che in Italia grida allo scandalo. Sia per creatività, che per modi di pianificazione. Eppure è un media che lascia il segno, l’unico paragonabile alla tv, per efficacia e immediatezza del risultato. Senza bisogno di investire in milioni di spot.

 

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