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Vito Cardinale, amministratore unico Derby - Hollywood Milano
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Cardinale/ Hollywood Milano: la Canalis ci posiziona. Al via apertura monomarca

27/02/2009

E’ appena uscita la nuova campagna. Con Elisabetta Canalis immortalata a Cuba, Holliwood Milano difende la bontà della scelta del testimonial. Che da solo deve saper posizionare un brand. Perché quando a essere comunicata non è una performance ma un’aspirazione, la Canalis fa la differenza. Ne è convinto Vito Cardinale, amministratore unico Derby-Hollywood Milano. Che, tra l'altro, la considera pure la sola star che l'Italia d'oggi ha.

Come sta andando il mercato, alla luce dei dati che vedono la moda bersagliata dalla crisi?
“Che il mercato sia in fase di recessione, si sa. Ma Hollywood Milano, in controtendenza, sta mantenendo le propie posizioni, sia in termini di investimenti sia di vendite. Il merito va tutto al metodo. Perché dietro le espressioni della creatività c'é sempre lui. Il metodo. Del nostro management e della ricerca, anticipando moda e lifestyle. Con attenzione alle tendenze e all’evoluzione sociale ed economica del paese”. 

Chi è il vostro consumatore tipo, quale il vostro posizionamento?
“Il target di Hollywood è un target allargato, 16-45, con un focus 18-30. In ogni caso, persone giovani, casual, glamour, ma che ricercano anche il comfort. Il consumatore d’oggi, infatti, è sempre meno superficiale, più attento all’acquisto. Direi anche più individualista nelle scelte rispetto al passato. I nostri capi piacciono perché gli consentono di creare da solo il proprio look, con creatività e spiccata personalità”.

Quanto è importante per voi la comunicazione, quanto investite l’anno e quanto continuerete a fare in questo 2009?
“Siamo un brand che nasce dalla sua stessa comunicazione. Hollywood Milano non potrebbe esistere senza comunicazione. Ovviamente investiamo per fare conoscere il marchio e per sostenere il canale distributivo. Ma il canale di comunicazione più significativo sono i nostri stessi capi, che indossati non passano mai inosservati, tanto da generare emulazione. In termini di cifre, comunque, per il 2009 il nostro budget destinato alla comunicazione è rimasto invariato rispetto allo scorso anno. Al contrario di alcuni competitor, infatti, crediamo che nei momenti di recessione sia indispensabile mantenere alto livello e qualità della comunicazione. Ed è in questa direzione che si è mossa la decisione di investire in un importante servizio fotografico a Cuba per la realizzazione della campagna P/E con Elisabetta Canalis testimonial". 

I vostri partner di comunicazione?

“Comunicazionisociali Group di Riccardo Soldani e Giusi Martarelli è l’agenzia creativa che ci segue da tre anni. Derby il centro media. Philippe Renault Jr ci cura fashion relation ed eventi, mentre Guitar l’ufficio stampa”.

Perché la scelta di una testimonial e perché la Canalis?
“Elisabetta Canalis è oggi è l'unica vera star italiana. E’ la donna che interpreta perfettamente lo stile sexy, grintoso e metropolitano di questa griffe della stella dorata. E’ la nostra testimonial da due stagioni. Crediamo che insieme otterremo grandi risultati”.

Si dice che si riscorre ai testimonial per carenza di creatività e che non servano a costruire valore di marca, visto che ormai sono sempre gli stessi volti ad apparire al fianco di svariati brand, quanto piuttosto a sollevare polveroni, che si dissolvono in breve tempo. Siete d’accordo?
“Non va dimenticato che il testimonial di successo, ad alta notorietà, è elemento posizionante per il nostro target. Le nostre sono sempre campagne dove l'idea creativa e il claim sono il punto di partenza della comunicazione. Da 'Gold or Nothing' a 'The Vanity Circus' fino ad arrivare oggi ad 'Expect the Unexpected'. Sempre con testimonial importanti, da Fisichella a Bar Rafaeli, fino a Elisabetta Canalis”.

Nel vostro settore ci sono marche, come Liu Jo, che hanno puntato sulla performance del loro prodotto, mutuando le tecniche comunicative del largo consumo, innovando il modo di intendere la comunicazione nella moda, spesso solo stampa. Qual è il vostro pensiero, ritenete che sia ora che la moda cambi i parametri di comunicazione, anche alla luce delle critiche mosse da un fotografo come Toscani?
“Da sempre la moda vende emozioni e atmosfere perché solitamente non ha performance di prodotto da comunicare. E’ naturale, però, che nel momento in cui un brand abbia un plus da lanciare, in comunicazione si concentri su esso. E magari a quel punto serva anche la televisione. Ma non è il caso di Hollywood Milano, che non ha bisogno di performance di prodotto poiché la sua forza è nel mondo aspirazionale, che il suo stesso nome evoca”.

Quanto contano nel vostro business il punto vendita e il web?
“Tutto. E' per questo che oggi stiamo mettendo a punto un progetto per l'apertura di punti vendita monomarca, il primo a breve a Milano. Anche il web è un passo per noi fondamentale, stiamo ridisegnando il nostro nuovo sito che sarà la partenza di un progetto di attività sulla rete, mezzo in cui crediamo molto. Il nostro mondo, infatti, è quello dei giovani. Vogliamo usare il loro stess linguaggio per dialogare”.





 

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