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Alexandra Parolini, group publisher Wired e GQ


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Massimo Crotti, direttore generale, e Simone Zucca, direttore marketing CondéNet
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Da oggi c’è 'Wired', perché in Italia non si sa chi è Banzi

19/02/2009

Ovviamente una provocazione. Ma la più esplicativa per spiegare molto su cosa 'Wired' deve significare. Almeno per Condé Nast e per il direttore Riccardo Luna. Che lo ha costruito e realizzato, con una redazione snella, dodici giornalisti, di cui sei donne. In dodici mesi. Con l’obiettivo di fare il ‘giornale più bello del mondo’. Per convincere chi già conosce il ‘fratello’ americano, ma soprattutto per ‘indottrinare gli ignavi’. Nel vero senso della parola, immaginandosi artefice di un'auspicata trasformazione culturale. Tanto che, per citare le parole un tempo dette da Antonio Campo Dall’Orto in merito al divario tecnologico nostrano, il 50% degli italiani non connessi inizieranno ad arrabbiarsi per non esserlo. 

Ma torniamo a Massimo Banzi, perché è milanese ed è autore del progetto Arduino, internazionalmente conosciuto, su cui però è difficile anche in rete trovare info in italiano. Il che la dice lunga. Sul bisogno di difenderci dall’esterofilia che rischiamo caratterizzi il nostro pensiero d’innovazione. Con l’esigenza di sottolineare l’italianità, anche delle grandi idee che cambiano il mondo. E la sua storia è una di queste. La si legge nel primo numero di 'Wired'. 

Volutamente corposa
, perché un mensile questo deve fare, approfondire, intrigare, divertire. In edicola da oggi. Con tiratura speciale di 250.000 copie, compresi i 75.000 invii ‘selettivi’ su mailing Il Sole 24 Ore e i 31.000 abbonamenti già sottoscritti al buio. Sicuramente aiutati dalla politica cut price, 1 anno a 16,80 euro, due a 19. Contro un prezzo di copertina di 4 a numero. Forte di una campagna (al lordo delle complessive attività di marketing vale 3 milioni e mezzo di euro) a firma Ogilvy, coinvolgendo stampa, tv, internet, punti vendita. 

Un debutto con Rita Levi Montalcini in copertina. E magari ci si poteva aspettare qualche cosa di meno ‘visto’, considerata l’attenzione media già ottenuta dal recente centenario compleanno del premio Nobel italiano. Diversi gli approfondimenti, tra cui l’intervento di Al Gore sulla crisi dei giornali e il futuro di Obama, ma anche il poster che spiega i segreti della torre rotante di David Fisher, o il racconto delle sorti dell’isola di Echelon

La 'vocazione culturale' è dimostrata pure dalla consegna del primo numero a Giorgio Napolitano, non tanto in qualità di Presidente della Repubblica, quanto di presidente Cotec, la Fondazione impegnata a sostenere la competitività tecnologica italiana, con cui il magazine intende attivamente cooperare. Così come con eventi di portata. Tra cui il World Business Forum  e gli incontri del Meet The Media Guru. Continuando a mantenere il contatto diretto con ogni lettore. Alla stregua di quanto accaduto nei cento giorni che hanno preceduto il  lancio. Infatti, lo stesso Luna parlerà in diretta con il popolo della rete, accettando suggerimenti e idee per fare sempre meglio. 

Con l'Italia  pioniera nel debutto di wired.it, costola di una piattaforma internazionale con base a Londra. Per CondéNet il primo sito di testata, visto che gli esistenti ne aggregano più d’una. Come a youmark raccontano Massimo Crotti, direttore generale CondéNet Italia e Simone Zucca, direttore marketing

Infine, uno sguardo agli obiettivi. In primo luogo pubblicitari. Che parlano di 60 pagine di ingombro a numero, il primo ha superato le 80, sostenendone il valore. Immaginando la luce del break even a tre anni. Puntando su settori come tecnologia, auto, informatica, fotografia. Insomma, il mondo di coloro che non se la passano poi bene e che, forse, ancora non trovavano perfetta collocazione nelle testate Condé Nast

A giudicare dal target cui 'Wired' si rivolge, oggi sembra che la dimora sia loro stata costruita su misura. Volendo interagire con un maschio, tra i 25 e 55 anni, innovatore, dinamico, con profilo socio-culturale di tutto rispetto. Rischiando magari anche di piacere alle donne. Ma questo è un altro fatto. Ce lo spiega Alexandra Parolini, group publisher Wired e GQ. L'importante è che il mensile riesca a stupire. Preferibilmente superando pure le 50.000 copie di vendita ex ante immaginate.

 

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