Blog. Esserci, aspettando il business
04/07/2007
I blog hanno un futuro. Non solo nei numeri ma anche nel possibile nuovo modello di business. L’acquisto da parte de Il Sole 24 Ore del 30% di Blogosfere lo dimostra. Youmark ne parla con Matteo Cascinari, direttore Area Multimedia. Anche per capire se è poi vero che è meglio possederli che subirli.
Il fenomeno è dirompente. Solo in Italia sono già oltre 700.000 i blog esistenti e gli altri Paesi europei non sono da meno. Un incredibile successo di pubblico, un po’ meno di business, visto che ad oggi non se ne conosce uno che faccia profitto. Ma i numeri stuzzicano il potenziale, anche alla luce del fatto che i prezzi d’accesso non sono ancora così elevati. Da Matteo Cascinari, infatti, pur avendo voluto sapere l’esatto costo dell’operazione Blogosfere (http://blogosfere.it/), siamo riusciti in primo luogo a capire che si è trattato dell’opportunità di esserci, a un prezzo ragionevole.
Quale il significato strategico di questa partecipazione?
“Nel breve periodo, sinergie operative e tecnologiche, facilitando l’eventuale apertura di un nostro sito, e di gestione degli spazi pubblicitari, potendo contare sulla nostra concessionaria. Ma soprattutto l’operazione è interessante nel lungo, perché ci permette di osservare il fenomeno dall’interno, cercando di capirne il funzionamento e l’impatto sul modo stesso di fare gli editori”.
I blog fanno paura alla stampa ufficiale?
“Oggi la stampa è sulla difensiva. Ha un po’ paura di tutto, della tv, di internet. In quanto ai blog, esistono opinioni contrastanti. Personalmente concordo con il nostro Luca de Biase (http://blog.debiase.com/) quando dice che un giornale non è un pezzo di carta ma un insieme di idee e di persone”.
Significa che siete riusciti a ragionare come la domanda, per cui non esiste distinzione tra cartaceo e brand. Esiste solo Il Sole 24 Ore?
“C’è ancora molto da fare. In termini di integrazione, social networking, web 2.0, ecc. Ma sicuramente siamo uno dei soggetti che guida il cambiamento dell’editoria italiana. I primi, con 'Repubblica', a lanciare il nostro sito web”.
Con quali parole possiamo sintetizzare questo cambiamento?
“Prima i giornali dicevano delle cose a un pubblico. Ora dialogano”.
Quanto conta nei cambiamenti lo zampino della concessionaria?
“Nell’operazione Blogosfere nulla. Nel breve non ci sono prospettive di guadagno. Lo stesso Youtube, nonostante i suoi numeri, fatica a raccogliere pubblicità. Non c’è ancora un modello di business definito. In merito al resto, invece, molto. Siamo stati tra le prime realtà ad avere una rete dedicata al web. E’ altrettanto vero che internet, nonostante conti ormai oltre 20 milioni di utenti, vale solo l’1-2% del mercato pubblicitario”.
Ma la multimedialità conviene all’editore?
“E’ la sfida del futuro. La capacità di mettersi nello stesso punto in cui sono arrivati i consumatori. Abbandonare il business dei giornali, per abbracciare quello dell’informazione”.
Credete nel mobile content?
“Per noi è un piccolo business. Il nostro è un servizio sms. Comparto che, secondo i dati dell’ultimo Osservatorio del Politecnico di Milano, ha subìto una contrazione, passando dal 40 al 34%. Di quel 34, poi, ci compete solo la parte relativa all’informazione finanziaria”.
E il futuro?
“Multimediale. L’imminente quotazione accelererà maggiormente il processo in atto”.
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