Marketing e comunicazione si fanno osservando chi acquista
03/07/2007
La maggior parte delle analisi economiche non tiene conto degli input che arrivano dal comportamento del consumatore sul punto vendita. Negli Usa, perlomeno. Perché i segnali del ‘popolo’ sono considerati drogati di emotività, dunque non attendibili, preferendo i dati governativi, o altri indicatori. In realtà, l’opinione collettiva è sicuramente un’efficace fonte di previsione. Lo racconta a youmark Phil Rist, managing director BIGresearch.
“Non conosco la situazione italiana, ma in America i consumatori sentono il peso della pressione economica su più fronti, dall’aumento del prezzo del gas alla crescita dei costi dell’heath care. Le aziende consapevoli dell’impatto di tutto ciò sul cosa e come si acquista, dando la giusta forma ai messaggi di marketing, aiutano il loro mercato. Così come altrettanto fanno le agenzie capaci di ragionare le strategie di comunicazione del cliente in linea con le sue esigenze di profitto e di ottimizzazione del Roi”.
Insomma, per Phil Rist è fondamentale calarsi nella vita reale, parlare con il consumatore, conoscerlo, vedere come si comporta. Perché per il marketing conta capire cosa il cliente pensa e vuole. Intuire dove pretende di risparmiare e dove, invece, la discriminante può essere il servizio, la marca, la qualità. Senza dimenticare il ruolo del punto vendita.
L'indagine BIGresearch (www.bigresearch.com) ‘Consumer Intention & Action Survey’ (Cia), esplorando il mondo del reale e interagendo con oltre 7.000 consumatori americani ogni mese, fornisce un quadro di quelle che saranno le potenzialità di spesa. Non a caso i dati sono utilizzati dalla Federazione Nazionale del Retail (www.nrf.com) come fonte di previsione.
I dati di giugno
A essere più pessimiste sono le donne, che poco credono nella situazione economica dei prossimi sei mesi. Altrettanto scettico chi ha un reddito di circa 50.000 dollari l’anno. Meno preoccupati, in generale, gli uomini.
Il prezzo del gasolio ha sicuramente influito sulla voglia di muoversi per fare shopping. il 41,9% degli intervistati ammette di limitare gli spostamenti, preferendo punti vendita più vicini a casa. Anche perché più del 70% è convinto che il costo sarà ancora maggiore nel prossimo futuro. I più, 60.9%, però, non vedono possibili ripercussioni sui valori di Borsa, mentre circa il 40% sostiene che la stretta economica influirà sugli andamenti delle quotazioni.
Tra le donne il 32,3 % ha intenzione di ridurre le spese nei prossimi tre mesi. Anche un quarto circa di chi guadagna più di 50.000 dollari l’anno sente di dover fare altrettanto. Previsioni in crescita, invece, per i beni durevoli, dal pc alla tv, dal mobilio alle telecamere digitali, a conferma che si tratta di acquisti che il consumatore preferisce procrastinare, concentrandoli negli ultimi mesi dell’anno.
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