Virgillito/ Telestrada: puntando a un progetto nazionale
13/01/2009
13 dicembre 2008, nasce Telestrada. Nuova web Tv voluta dalla redazione catanese di ‘Scarp de’ tenis’ per aggiungere alla propria opera l’impatto e l’emozione che solo la videocomunicazione sa garantire. Ma soprattutto per assicurare alla massa delle persone di strada un’informazione autentica, diretta, vera. Non mediata, come troppo spesso accade quando i media generalisti vogliono occuparsi del tema. Gabriella Virgillito, direttrice responsabile di Telestrada, spiega a youmark come. Con la pubblicità a poterci mettere lo zampino.
Dopo la creazione di una redazione catanese di ‘Scarp de’ tenis’, il mensile di strada nazionale della Caritas Italiana, il 13 dicembre, sempre Catania, inaugurava anche la nuova internet tv, Telestrada.
Come vi è venuta l’idea, perché ne avete sentito l’esigenza ?
“L’idea è nata proprio dalla redazione di ‘Scarp de’ tenis’, abbiamo sentito l’esigenza di usare un modo più immediato della carta stampata per raggiungere la gente e la tv ci è sembrato il modo migliore. L’impatto delle immagini, infatti, riesce a coinvolgere molto di più sulle nostre storie. Telestrada è realizzata interamente dalla ‘redazione di strada’ della Caritas diocesana di Catania. Ci riuniamo presso l’Help Center della stazione, luogo molto simbolico perché è il centro di prima accoglienza della stessa Caritas, il ‘fronte’ della sua opera, quindi anche il nostro”.
Ricordiamo brevemente la storia e l’essenza di ‘Scarp de’ tenis’?
“Scarp de’ tenis è un giornale di strada, nasceva nel 1994 per intuizione di un pubblicitario, Pietro Greppi, e ben presto fu sostenuto da Caritas Ambrosiana e da Cgil-Cisl-Uil provinciali di Milano, oltre che da altre associazioni del territorio. Dopo una breve interruzione, è tornato sulla strada nel 1996, edito da cooperativa Oltre, promossa da Caritas Ambrosiana. Da allora ha inanellato 121 numeri senza pause, al ritmo di dieci uscite all’anno. E’ diffuso e in parte scritto da persone gravemente emarginate e senza dimora, soggetti che conoscono o hanno conosciuto la vita di strada, i dormitori, l’esclusione, la difficoltà di un reinserimento sociale e lavorativo. Per loro è occasione di espressione, di affermazione della propria dignità, di lavoro, di integrazione del reddito, di ricostruzione delle capacità relazionali. Ciascuno dei venditori e molti degli autori sono seguiti, nel percorso di recupero e reinserimento, da operatori e servizi Caritas. Esiste un forte legame tra i contenuti del giornale e il progetto sociale di cui è perno. Scarp si occupa, agli inizi soprattutto in chiave autobiografica, oggi con l’aggiunta di analisi e approfondimenti che presuppongono un lavoro giornalistico professionale, dell’esperienza e della vita degli homeless, ma anche di temi e fenomeni che sono preludio alla caduta ‘sulla strada’. Impoverimento e indebitamento, fragilità e disagio sociale, esclusione e periferizzazione di individui e gruppi, precarietà lavorativa e abitativa, dipendenze. Il giornale si sforza anche di offrire una lettura in positivo della realtà della strada, dalle forme di solidarietà che vi si manifestano alle espressioni culturali che essa suscita e ospita. Ha un forte legame anche con la realtà dei territori in cui è diffuso. Si propone alle comunità cristiane come strumento di alfabetizzazione rispetto ai temi e ai problemi che contraddistinguono il mondo della grave emarginazione. Operativamente, si articola in una redazione nazionale di Milano e in redazioni satelliti, per gli approfondimenti locali, oltre che per collaborazione ai temi di carattere nazionale. Attualmente è diffuso a Milano, Genova, Firenze, Torino, Napoli, Palermo, Catania, Rimini, Vicenza”.
Qual è il collegamento tra il giornale e Telestrada?
“Come Scarp anche Telestrada è nata dall’esigenza di dare voce a chi normalmente non ne ha, almeno non in maniera diretta. I comuni mezzi di informazione, infatti, lo fanno utilizzando sempre modi mediati, dai giornalisti, dai comunicatori professionisti. Non a caso, sebbene queste tematiche compaiano spesso nei media, succede che non vengano trattate correttamente. Visto il nostro operato, siamo certi di poter dare un contributo importante all’informazione, rappresentando una voce autentica, che viene dal basso e che quindi può offrire un’analisi più lucida delle situazioni di disagio. I nostri ‘redattori di strada’ vivono sulla propria pelle la povertà e il disagio, senza mediazioni di sorta sono in grado di raccontare la propria storia e quella dei propri compagni di viaggio con uno sguardo vero, che non può travisare nulla”.
Se Scarp de’ tenis ha un obiettivo anche economico, ovviamente ai fini del bene della comunità, Telestrada non sembra pensare al business, è così? E se sì perché, qual è il suo scopo?
“Non credo che sia giusto dire che Scarp pensi al business. Certamente ha l’obiettivo di un reinserimento lavorativo dei senza fissa dimora che vi lavorano, nel senso che i venditori del giornale ottengono un guadagno dalla vendita, che è molto importante perché il reinserimento all’interno della società passa anche attraverso l’indipendenza economica. Non si può pensare, infatti, che chi per varie vicissitudini si trova in una situazione di indigenza non possa più uscirne, occorre fare il possibile perché si esca dall’assistenzialismo. Anche Telestrada ha il medesimo obiettivo. Il nostro più grande desiderio è che questa web tv diventi progetto nazionale, includendo la partecipazione anche delle altre Caritas italiane. Vorremmo riuscire a pagare coloro che lavorano con noi come redattori e collaboratori, magari attraverso forme di autofinanziamento, per esempio la pubblicità, dato che siamo visitatissimi. Pietro Greppi, che come sapete, è il pubblicitario ideatore di Scarp de Tenis, ci sta dando molti buoni consigli in proposito”.
Tornando al presente. Come siete organizzati, chi fa parte della redazione e come viene retribuito?
“Il team è composto da persone senza fissa dimora o in grave stato di necessità, indigenti, che non possono pagarsi un pranzo e quindi mangiano alle mense per i poveri. C’è un segretario di redazione, un fotoreporter, i redattori di strada. Poi ci sono i volontari e gli operatori della Caritas diocesana di Catania. Inoltre, ci sono tanti amici che hanno creduto in questo progetto fin dall’inizio. Abbiamo stretto amicizia con registi che ci hanno messo a disposizione le loro opere, per esempio Ricky Farina, regista di Milano, autore di tre bellissimi video ritratti: Silvano Agosti, Alda Merini e Roby Rosi. Poi Francesco Villa, autore di un film sui clochard della stazione di Milano dal titolo ‘Happy man’ e Daniele Consoli, regista catanese con all’attivo un documentario, ‘Peter Pan non gioca più?’ sul quartiere disagiato di Librino. Tutti questi video sono già online su telestrada.it. Forte anche il legame con il mondo della musica, i ‘Tinturia’, band siciliana molto seguita anche in campo nazionale, sono i nostri testimonial ufficiali, così come molti altri sono i nostri amici, che mettono a disposizione le loro musiche originali per i documentari di strada. Peppe Cubeta dei Qbeta, Carlo Muratori, MauroMasè, noto come interprete delle canzoni di Lucio Battisti. In questi giorni, poi, stanno nascendo molte altre collaborazioni interessanti. Attualmente nessuno dei collaboratori di Telestrada percepisce compenso. La nostra forza sta nel raccontare storie che conosciamo bene, volti che incontriamo ogni giorno, per strada o nei luoghi di ricovero. Le dimore, le mense per i poveri. Sono nostri amici, gente di strada, ci riconoscono, ci accettano, da noi si fanno riprendere perché sanno che non tratteremo i loro racconti con pietismo ma con dignità”.
Quali sono i contenuti che vi interessano, seguite un palinsesto o pensate di aggregare contributi video molteplici, magari inviati dagli utenti alla stregua di youtube?
“Ovviamente le nostre notizie e video-documentari trattano dei temi del sociale, della solidarietà, ma anche musica, cultura in generale. Insomma, siamo una tv generalista. Per quanto riguarda il palinsesto, non abbiamo un ritmo definito, mettiamo on line i servizi che realizziamo. A volte ci sono anche contributi esterni, ma sempre provenienti da persone, anche professionisti, che conosciamo e sappiamo essere vicini al nostro modo di fare informazione. Il che non significa chiusura. Siamo aperti anche ad altri contributi provenienti dalla gente che ci segue, ma non potremo mai diventare un youtube dei senza fissa dimora, noi siamo una testata giornalistica, è molto diverso”.
Avete già dei dati da presentare in merito al numero di utenti?
“Telestrada è partita molto bene con circa 800 visitatori nei giorni in cui è stata inaugurata, adesso ci sono circa 200 visite al giorno. La gente continua a guardare le video notizie e i documentari di strada che mettiamo online, lasciando spesso i propri commenti o prendendo contatto con noi via mail. Il popolo di internet è un popolo libero, con molta capacità di discernimento e di scelta. E’ un popolo esigente, che non si accontenta di cose scontate o di inutili”.
Chi ha finanziato il tutto?
“Come detto, il progetto è nato in seno alla Caritas diocesana di Catania, con un investimento relativo al solo al canone annuale del dominio su internet e alla registrazione presso il tribunale della relativa testata giornalistica. Presto potremo comprare delle nuove attrezzature sempre grazie alla Caritas”.
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