Redivo/MediaCom: mobile, misurare per rassicurare
27/11/2008
Mobile questo sconosciuto. Perché tale appare a giudicare da quanto di lui pensano le aziende. Tanto che MediaCom, ieri a Milano, assieme a Nokia Interactive Advertising, ha dedicato al tema un evento. Il 'Mobile Day'. Per festeggiare il primo anno della sua MediaCom Mobile, e per diffondere cultura. Partendo dai clienti, ma con l’opportunità di guardare anche oltre. Come Attilio Redivo, amministratore delegato MediaCom Italia, racconta al microfono di youmark. Precisando che il segreto sta tutto nella misurazione, dimostrando i ritorni garantiti da ogni scelta di media mix studiati su misura.
Che l’Italia avesse il primato nell’utilizzo del cellulare non è un segreto. Forse a stupire di più sono i 7 milioni di persone che lo utilizzano per accedere a internet. In prevalenza maschi (63%). In 2 milioni guardano lì i video e in 18 ci giocano, considerando, però inclusi i game gratuiti già inseriti nel cellulare. A dirlo è una ricerca Nilesen, che a luglio ha coinvolto un campione di 5.000 persone, di età superiore ai 15 anni.
Eppure le aziende sembrano non essersene ancora accorte. E le cause sono sicuramente culturali. Ma pure le alte tariffe giocano la loro parte, escludendo di fatto gli utilizzi più accattivanti. E’ superato, invece, il problema della tracciabilità delle info, aprendo molteplici vie alla misurazione. Importante, poi, la creatività, perché se su sms si può fare poco, non è altrettanto vero sul resto, sempre che si concepisca il mobile come strumento di pianificazione e servizio.
Tanto che sono molteplici le ragioni che spingono a sostenere la validità di un marketing mobile. Perchè risponde a obiettivi diversi, dall’awareness alla relazione, garantendo penetrazione ampia e copertura di tutti i target, ovviamente distinguendone i modi di utilizzo e in ogni caso azionando una comunicazione personale.
Potendo contare pure sul passaparola, alla stregua di quanto succede in internet. Come detto, poi, grazie all’introduzione di ad server, oggi è anche misurabile, oltre a consentire un mix di strumenti. sms, mms, vms, ma anche display adv, motori di ricerca, widget marketing, Qr code, proximity, podcasting. Eppure molte aziende non ci hanno ancora provato nemmeno una volta. Per la precisione il 76% di quelle attive nel digitale.
E la crisi non agevolerà certo il compito alla sperimentazione. Nonostante si tratti di un rischio calcolato, infatti, la resistenza c’è. Perché non esistono statistiche consolidate a supportare le scelte di investimento e perché le marche non hanno ancora capito che si tratta di un vero e proprio media. Non certo uno strumento, da utilizzarsi una tantum, spesso quale alternativa unconventional, al posto di guerriglia o viral.
Ma qui sta anche la sfida. Di un mercato che nel 2007 valeva 28 milioni di euro (dati 2007 Osservatorio Mobile Politecnico di Milano, in attesa dell’aggiornamento 2008 della ricerca, annunciato per il prossimo 11 dicembre). E che per il 2008 non dichiara risultati molto più eclatanti.
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