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Massimo Oriani, direttore marketing Gruppo Amadori
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Oriani/Amadori: sempre con BBDO, ma rivedendo gli investimenti

17/10/2008

Al lavoro per lo sviluppo di attività strategiche, credendo ulteriormente nella marca. Con nuovi insight, ma anche ridefinendo il ruolo dei prodotti in portafoglio. Certi che la comunicazione sia basilare. Al punto da ripensare tutto il piano degli investimenti, sia above che below the line. Con una garanzia, l’agenzia è ancora la BBDO. Youmark ne parla con Massimo Oriani, direttore marketing Gruppo Amadori.

Le ultime notizie risalgono allo scorso febbraio. Si annunciava proprio la sua nomina a direttore marketing e usciva la vostra ultima campagna a firma D’Alv BBDO. Essendo un po’ che non vi si ‘sente’, fatto salvo per la certificazione ottenuta dall’Associazione Italiana Celiachia dai vostri Wurstel senza fonti di glutine, ci siamo chiesti cosa stia bollendo in pentola Amadori.

Avete in serbo sorprese, nuovi lanci, nuove campagne?
“Ci stiamo focalizzando sulle attività strategiche dove la marca può essere maggiormente sviluppata. L’obiettivo è duplice, da un lato lavorare su nuovi insight e dall'altro ridefinire il ruolo strategico di alcuni prodotti/categorie importanti all'interno del nostro portafoglio. Le attività di comunicazione hanno un ruolo importantissimo nello sviluppo del nostro business e, anche in questo caso, stiamo rivedendo tutto il piano degli investimenti, sia above che below the line”.

Confermate la vostra collaborazione con la D’Alv BBDO o pensate di affrontare una gara creativa, piuttosto che decidere per un nuovo partner?
“Abbiamo riconfermato l'agenzia, con la quale stiamo portando avanti un ottimo lavoro. Non vedo ad oggi l’esigenza di cambiare partner”.

Sino ad oggi, il signor Amadori ha perfettamente vestito il ruolo di testimonial della sua azienda. Continuerete in questa direzione o è alle porte una svolta?
“Diciamo che stiamo valutando diverse ipotesi in coerenza con i nuovi pillars strategici nello sviluppo del business, siamo in una fase di valutazione”.

Come va il vostro comparto. La crisi si sente, in che termini?
“Amadori opera in diversi segmenti di mercato che vanno dai prodotti avicoli tradizionali, pollo e tacchino, a quelli che definiamo prodotti innovativi, con elevato livello di convenience, come gli elaborati cotti e crudi, i wurstel, i panati. In generale, i principali segmenti nei quali operiamo stanno crescendo e Amadori sta performando bene in termini di quota”.

Quanto conta essere brand quando in gioco c’è un prodotto come il vostro?
“I prodotti avicoli sono vissuti sempre meno come commodities, la marca rimane senza dubbio un punto di riferimento, poiché sinonimo di rassicurazione e qualità. Ci troviamo però dinanzi a un consumatore più evoluto e attento, che attribuisce alla variabile prezzo un significato diverso rispetto al passato, spesso privilegiando altri valori, più legati alla sfera emozionale ed esperienziale. Amadori è una marca in cui convivono due valori raramente coniugati in uno stesso brand, ovvero tradizione e modernità. Intendendo per tradizione i valori legati all’origine, genuinità, naturalità e italianità dei nostri prodotti. E per modernità, quelli legati al servizio, garanzia e sicurezza dei nostri prodotti, innovazione continua e comunicazione. Si tratta di due polarità assolutamente sinergiche, che ci permettono di rivolgerci a un parco consumatori decisamente più ampio, spaziando da un pubblico adulto, con legami più stretti con la tradizione, ai giovani, più sensibili al richiamo di prodotti innovativi e al concetto di convenience”.

Qual è il valore dell’innovazione, quanto è ancora difendibile e dunque vantaggio competitivo?
“L’innovazione è nel dna dell’azienda, parte integrante della sua vision. E’ un processo continuo, che ha come principale obiettivo la soddisfazione dei nostri consumatori e dei nostri clienti”. 

Sentite il peso delle private label, piuttosto che del non marchiato?
“Con la distribuzione abbiamo un rapporto di partnership nello sviluppo delle categorie. Riteniamo che brand e private label debbano avere ruoli diversi”.



 

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