Picotti/Giochi Preziosi: non c’è agenzia che sappia quanto noi sui bimbi
26/09/2008
Autarchici e soddisfatti. Perché nessuno meglio di loro conosce il target bimbi. Solo per le rp, o per azioni su pubblici differenti è sporadicamente servito il supporto di agenzie esterne. Per il resto, dal planning al buying, alla creatività, la firma è home made. Fatto salvo l’intervento delle case di produzione. Spendendo molto per Natale, che serve da test per gli investimenti successivi. Confidando nella ‘tranquillità’ di un mercato flat, ancora consono a previsioni anche di lungo. Perché i bambini, al contrario degli adulti, non temono le novità, le vogliono. E più della comunicazione può il prodotto. Seppur a convincerli, poi, sia per il 98% la tv. Con internet che timidamente ma irreversibilmente entra in scena. Youmark parla di Gormiti, Winx e non solo, con Alberto Picotti, direttore comunicazione e media Giochi Preziosi.
Tra l’altro anticipando che le novità nei giochi per il prossimo Natale saranno molte. Tra loro, al maschile il via in tv del cartone animato con protagonisti i Gormiti, da cui trarrà spunto la nuova linea di personaggi e play set. Per le bimbe, la ‘Kostner Winx’, con tutta la serie di fatine dedicate all’itinerante spettacolo Winx on Ice, in debutto a Milano il prossimo 6 novembre. Per entrambi, i prodotti elettronici, dal telefonino all’ Mp3, Mp4.
Consci che a contare è soprattutto e sempre il prodotto. Come dimostrano i mostruosi popoli della terra del fuoco e dell’aria. Una case history da manuale, non avendo tratto origine da una serie tv, come spesso accade, ma viceversa, visto che è il loro successo a ispirarne oggi la trama.
E il fatto non è da poco. Basti pensare che Giochi Preziosi destina il 98% del suo budget di comunicazione al piccolo schermo, in tutte le piattaforme, seppur il dilagare dei canali non nasconda problemi di parcellizzazione dell’audience. Ma è anche vero che un fenomeno come quello dei Gormiti non è certo al’ordine del giorno.
Interessante, poi, sapere che internet entra in scena, sfruttando l’abbassamento dell’età d’accesso. Già dai 6,7, 8 anni i piccoli italiani iniziano ad andare in rete. E l’estero fa scuola. Perché lì il suo utilizzo è più diffuso. Così come è anche maggiormente efficace la stampa, che sui nostri, invece, ha ben poca presa.
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