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Spot della campagna Moige con testimonial Milly Carlucci
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Aldo Biasi: campagna Moige e una Telco a ottobre

05/09/2008

Ma di quest’ultima il nome non si può ancora fare, basti sapere che è stata menzionata da Aldo Biasi, amministratore unico e direttore creativo esecutivo Aldo Biasi Comunicazione, per capacità di percorrere l’innovazione. Con un progetto che guarda a web, eventi e virale, per prendere il 40% della popolazione oggi ‘alfabetizzata’, convinti che internet nei prossimi cinque anni arriverà a conquistare ben il 70% degli italiani. Presentata ieri a Roma, invece, la campagna per il Moige contro la pedofilia via sms. Alla comunicazione italiana, infine, un monito. Perché è giunta l’ora di ‘liberalizzare’. Antistorico l’atteggiamento di chi difende la mediocrità. 

Partiamo con la nuova campagna realizzata per il Moige, Movimento Italiano Genitori, a difesa della pedofilia che corre via telefono, battaglia intrapresa dall’associazione in partnership con la polizia postale. Sono due gli spot, realizzati coinvolgendo la casa di produzione FilmMaster, e tutti incentrati nel’intramontabile senso del non accettare caramelle dagli sconosciuti. Che oggi sono i pedofili che agiscono offrendosi di ricaricare il telefonino in cambio di foto oscene. In uno, testimonial del messaggio è Milli Carlucci. 

Un’iniziativa che avrà un seguito e che in futuro potrebbe vedere coinvolti anche le Telco e i produttori di telefonini, non essendo sotto accusa il mezzo, ma il suo illecito utilizzo. 

Tornando, invece, alla seconda campagna annunciata per l'autunno, lo spunto non è venuto dal voler dare la notizia di un new business, quanto dalla voglia di lodare il misterioso operatore telefonico in questione per capacità di stare al passo con i tempi, sposando le innovazioni. Cosa non sempre scontata. Milano e sud a parte, perché secondo Biasi lì si trova un certo fermento, le aziende italiane spesso ignorano. Non è così difficile incappare in realtà anche grandi che ancora non sanno cosa sia una community o non capiscono le logiche di un virale. 

Ma forse non c’è da stupirsi. Perché a essere antistorica è proprio la nostra comunicazione, istituzionalmente intesa. Sia sul fronte della lotta AssoComunicazione per combattere le gare e l’affollamento di partecipanti, che sulla posizione dell’Adci in difesa di una mediocrità dichiarata.

Per Biasi, infatti, nelle gare l’importante dovrebbe essere la previsione del rimborso e la vittoria del miglior progetto, non del minor prezzo. Vedendo nell’apertura al numero maggiore di partecipanti un valore di libertà e democrazia, indispensabile per garantire la messa in luce di nuovi talenti. 

In quanto all’Adci, poi, l’unico consiglio è di aprirsi, perché nuovi talenti e professionalità emergano, definendo in seguito le regole della propria difesa. Assurdo temere di rovinare l’attuale professionalità. Per i risultati che ha sino ad oggi dato, infatti, non ha che da nascondersi.

 

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