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Nasce l’Osservatorio Gea-Fondazione Edison per individuare le potenzialità dell'export

12/06/2012

L’economia in forte crisi a livello globale, il protrarsi di un periodo di recessione in Italia e la contrazione dei consumi interni sono i fattori che contraddistinguono la situazione congiunturale del nostro paese con la conseguenza di mettere in difficoltà l’industria italiana. 

Colpite dalla stagnazione dei consumi sono soprattutto le piccole e medie imprese che vedono deboli prospettive di crescita per i prossimi anni e che, per trovare un impulso positivo al loro business, avvertono la necessità di guardare verso nuovi mercati e di operare in nuovi scenari.

Per orientare le aziende italiane nella scelta dei mercati con le migliori prospettive di sviluppo per ciascun settore di riferimento produttivo, Gea e la Fondazione Edison hanno creato l’Osservatorio Gea-Fondazione Edison, strumento di analisi delle opportunità offerte dalle esportazioni che quest’anno si focalizzerà sui Bric, Ucraina e i cosiddetti Next 11 (Bangladesh, Egitto, Indonesia, Iran, Corea del Sud, Messico, Nigeria, Pakistan, Filippine, Turchia e Vietnam), paesi emergenti che hanno mostrato uno sviluppo dinamico negli anni recenti e promettono, ancora per i prossimi anni, tassi di crescita interessanti per l’export italiano.

Lo scenario internazionale, così come risulta dal Trade Performace Index dell’Wto Unctad, che analizza i primi dieci posti delle classifiche mondiali di competitività del commercio estero di 14 settori (alimenti freschi, alimenti trasformati, legno e carta, tessili, chimica e farmaceutica, cuoio e calzature, manufatti di base, meccanica non elettronica, It ed elettronica di consumo, componenti ed apparecchi elettrici ed elettronici, mezzi di trasporto, abbigliamento, altri manufatti diversi, minerali), evidenzia che i primati del made in Italy nel 2010 hanno fatto registrare 262.4 miliardi di dollari di esportazioni.

L'Italia, con tre primi posti e tre secondi posti, si posiziona appena dietro la Germania (con nove tra primi e secondi posti) e davanti alla Cina che, in questi settori, vanta un solo secondo posto. L’elemento distintivo è rappresentato infatti dal made in Italy e, in particolare, il settore delle 4A (automazione, abbigliamento, arredocasa, alimentari) i cui prodotti rappresentano le eccellenze dell’industria manifatturiera italiana che assicurano all’Italia posizioni di leadership a livello internazionale con significative performance nell’export.

A livello globale, è interessante notare che nel 2011 i principali Bric, per l’Italia, rappresentano 27.8 miliardi di euro di export ma anche i Next 11 presentano la cifra comparabile di 23.6 miliardi di euro

Se prendiamo a riferimento i dati del 1999, la dinamica di crescita dei Bric per l’Italia è stata pari a quattro volte (da 6.7 a 27.8 miliardi di euro) e quella dei Next 11, sempre per l’Italia, è stata di 2.7 volte (passando da 8.7 a 23.6 miliardi di euro). Sui Bric, la Germania ha mostrato una dinamica di crescita superiore a quella italiana (6.5 volte), mentre sui Next 11 è stata leggermente inferiore alla nostra (2.6 volte). Se i Next 11 saranno veramente i prossimi a sbocciare, come nello scorso decennio lo sono stati i Bric, si tratta di un’occasione irripetibile per la nostra industria nazionale.

L’Osservatorio è costruito sull’indice delle eccellenze competitive Fortis-Corradini che, grazie a un algoritmo sviluppato dagli autori, è in grado di misurare con dettaglio, il numero di prodotti in cui ciascun paese è primo, secondo o terzo esportatore mondiale. L’indice si basa sulle informazioni statistiche tratte dalla banca dati sul commercio internazionale dell’Onu e prende come riferimento i 5517 prodotti della disaggregazione a sei cifre della classificazione che suddivide in modo dettagliato il commercio internazionale. La mappatura degli scenari produttivi viene aggiornata annualmente dall’Osservatorio, per quanto riguarda i dati complessivi, l’aggiornamento avviene a circa sei mesi di distanza dalla fine dell’anno. Viceversa, i dettagli delle singole categorie merceologiche e la classifica delle eccellenze nell’export possono essere aggiornati a circa diciotto mesi dalla fine dell’anno, per via dei tempi necessari per la registrazione dei flussi doganali.

Tra i paesi più interessanti per l’export italiano, sia in termini di numero di prodotti che occupano i primi tre posti nella classifica dell’export mondiale sia per valore, c’è la Turchia, verso cui l’Italia nel 2010 detiene 1535 tra primi, secondi e terzi posti, per un valore di 8264 milioni di dollari. Fra i 490 primi posti, i più rilevanti sono rappresentati da parti ed accessori di trattori e di autoveicoli, con un fatturato di 589 milioni di dollari, macchine ed apparecchi per il trattamento dei metalli (326 milioni di dollari), minuterie ed oggetti di gioielleria e loro parti (182 milioni di dollari), rotaie di ghisa, di ferro o di acciaio (96 milioni di dollari), automotrici ed elettromotrici (81 milioni di dollari).

Nel caso della Turchia, il dettaglio evidenzia che il valore dell’export italiano di minuterie e oggetti di gioielleria è di 182 milioni di dollari, mentre il fatturato dei mobili di legno è pari a 27 milioni di dollari. Nel settore alimentare, invece, 3 milioni di dollari derivano dall’export di farina e agglomerati in forma di pellets e 4 milioni da quello di cioccolata in tavolette o barre. In Cina, evidenziamo le macchine per imballaggio e le loro parti per un totale di 520 milioni di dollari, piuttosto che i mobili da salotto (76 milioni di dollari) ed i tessuti di lana e le pelli conciate (161 milioni di dollari). Per la Russia possiamo citare le calzature (409 milioni di dollari), i mobili (388 milioni di dollari), insieme con vini, spumanti, vermouth (totale 150 milioni di dollari) e per l'Egitto parti di turbine a gas, caldaie ad acqua surriscaldata e valvolame per un totale di 300 milioni di dollari).

 

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