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Torna la Lambretta in lamiera. Meno in pubblicità più in prodotto. Perché la Pato insegna

08/11/2011

Era il 2008, infatti, quando la Motom Electronics Group (Meg) provava a rilanciare lo storico brand, con il modello Pato. Ma l’errore fu puntare più sul traino del nome e sulla comunicazione, tralasciando il prodotto. Che invece è essenza prima di quest’anima del made in Italy. Tanto più ora, che la crisi ha insegnato a tutti l’arte dell’ottimizzazione, volendo sempre il meglio dal rapporto qualità prezzo. Non a caso, oggi che la nuova Lambretta LN (stesso spirito e stesse linee di quella progettata da Sessa nel 1947) si ripresenta al mercato mondiale nell’originale versione in lamiera (prezzo dai 3600 euro in su), gli investimenti hanno guardato soprattutto alla moto, lasciando che la comunicazione puntasse sull’occasione della propagazione virale (guarda il film con la regia di James Lima - ha collaborato con Cameron in Avatar e ha realizzato spot per brand come Prada, Versace, Louis Vuitton e Vodafone - cui si aggiungono le immagini della campagna stampa), forte di un’idea che spacca. 

Almeno è quanto pensa l’agenzia
Life Longari & Loman che ha avuto l’incarico per selezione diretta in nome della conoscenza pluriennale con Alessandro Tartarini. L’esperto designer, figlio tra l’altro dell’altrettanto noto Leopoldo, aveva infatti già collaborato con l’agenzia per il lancio del Velocifero (a lui compete anche la progettazione dei modelli Italjet Dragster e Italjet Formula). 

Ma, soprattutto, la nuova Lambretta parla di vero e proprio progetto industriale. 35.000 i pezzi che saranno realizzati nel 2012 (tra l’altro il numero segna anche il break even per questa start up), 15.000 dallo stabilimento italiano di Ghisalba (BG) e 20.000 da Taiwan, destinati al mondo (li distribuisce Lambretta Motolife Italia). 

Avendo la Motom risolto legalmente il problema della licenza del marchio (ascolta al microfono di youmark Nicola Gurrado, avvocato e socio Motom), di cui emerge legittima licenziataria in presenza di un contratto di sub?licenza con la società inglese Lambretta Scooters Ltd. Il tutto nonostante le società, parte del cosiddetto ‘Lambretta Consortium’, cerchino di far decadere per non uso il marchio Lambretta originale, di cui è ancora titolare la Scooters of India Limited (Sil), al fine di far acquisire piena validità ad altri marchi Lambretta dalle medesime registrati a partire dal2006. 

La storia di Lambretta
L’idea di uno scooter popolare venne a Ferdinando Innocenti ispirandosi alle moto dei militari americani
giunti in Italia durante la seconda guerra mondale. Affidò l’incarico a Cesare Pallavicino e Pier Luigi Torre e
nel 1947 esordì la prima Lambretta (il nome deriva dal fiume che ne lambiva gli stabilimenti, il Lambro). 

Il successo fu tale da produrlo in licenza anche in Argentina, Brasile, Cina, India e Spagna. A fermarne la corsa il boom economico degli anni ’60, con l’auto a portata di tutti. Così, la famiglia Innocenti decide di investire nel mercato delle 4 ruote e nel 1972 vende il marchio Lambretta e tutte le linee di produzione al governo indiano. 

La Sil è infatti l’impresa statale indiana che sino al 1977 continuò a produrre Lambretta. Poi lo stop, con il marchio inutilizzato fino al 2006 quando la stessa Sil ne concede licenza d’uso all’inglese Fine White Line Ltd (Fwl). Nel 2010, Lambretta Scooters Ltd, sub?]licenziataria del marchio per il mercato europeo, ne concede l’uso a Motom Electronics Group S.p.A. (Meg) per il settore motociclistico e la produzione riparte. Meg a sua volta concede la distribuzione mondiale a Lambretta Motolife Italia Spa. Nel 2011, dopo quasi quarant’anni, Lambretta torna sulla strada, con il nuovo modello LN.

 

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