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Consumers' Forum: tra crisi e nuovi trend. La csr per tornare a crescere non è sola comunicazione

17/10/2011

Italiani attenti al portafoglio, seguaci del low cost, oculati nella spesa. A tutti i costi. Nel confronto Ue (vedi ricerca completa in allegato), il nostro paese appare il più sedotto da offerte speciali, sconti e saldi. Sopratutto. E la crisi c’entra, ma non solo. Spesso è carenza culturale, mancanza di una reason why che dia giustificazione del prezzo. Tra queste in primis spicca la responsabilità sociale (solo il 14% dei consumatori sa cos'è). Intesa ad ampio spettro (solidarietà, ambiente, condizioni di lavoro, modalità di gestione dei rapporti commerciali con fornitori e partner), riflettendosi anche nella propensione della gente a prediligere quelle marche che in tal senso si impegnano e per tale fine non sempre riescono a buttarsi nell’arena del cut price. Eppure, se il valore sociale comportasse abbattimento dei costi e revisione della catena logistica, si tradurrebbe anche in crescita economica.

Ne è convinto Lorenzo Miozzi, presidente Movimento Consumatori e presidente Valore Sociale. Ascoltatelo in occasione della presentazione (a Roma lo scorso 14 ottobre) della ricerca svolta da Consumers' Forum (commissionata a Ipsos e condotta su cinque paesi Ue per mostrare gli stili e le nuove tendenze di consumo) al microfono di youmark .

Ma perché il Consumers' Forum ha sentito l’esigenza di addentrarsi nel tema della csr? Fuori dubbio, ormai, che le politiche di responsabilità sociale, intesa come integrazione volontaria da parte delle imprese delle preoccupazione sociali e ambientali nelle loro attività commerciali e nelle loro relazioni con le parti interessate, debbano misurarsi ancora più specificamente con lo sviluppo del consumerismo e dei suoi attori. Stando ai dati emersi dalla sopramenzionata ricerca, infatti, i cittadini europei ritengono che le associazioni di categoria dovrebbero concentrare la propria attenzione nel controllo di qualità dei prodotti e sei servizi, nella tutela e nella rappresentanza del consumatore, nell’ informazione e tutoring, fondamentali per rendere le imprese maggiormente responsabili.

La domanda di comportamenti etici, dunque, non trova adeguata offerta sul mercato. Il tutto aprendo importanti spazi di dialogo per le aziende che vogliano cogliere la richiesta. Che diventa anche opportunità per evolvere le linee strategiche del proprio business, partendo dalla diffusione di una cultura del consumo responsabile e della corretta relazione tra domanda e offerta, in una quadro di compatibilità ed equità sociale.

Ma il problema è che la csr viene ancora vista da troppe aziende come driver di comunicazione e non come asset di sviluppo imprenditoriale ed economico, integrata nella strategia di lungo. 

Francesca Mautone, Roma 

 

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