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Il Mediterraneo diventa adulto: dal Censis istantanea sull’oggi per capire il post

25/03/2011

Tra il 2000 e il 2009 il Pil della Regione del Mediterraneo (intesa come l’arco dei Paesi della riva sud dal Marocco alla Turchia passando per Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Giordania, Israele, Territori Palestinesi Occupati, Libano, Siria) è cresciuto del 22,4%, il doppio della media dell’economia mondiale, a fronte dei ritmi delle macropotenze Usa con il +5%, Ue con il +4,4% e Giappone a -0,3%. Un mercato di consumo ancora sottostimato, benchè composto da 284 mln di persone, con una spesa per i consumi delle famiglie superiore a 918 mld di dollari l’anno, destinati ad aumentare per effetto della crescita demografica, che stanno segnando il passaggio dai consumi d’élite ai consumi di massa (+38,8%), mostrando anche ai più scettici il rapido sviluppo della regione mediterraneo-orientale rispetto all’Occidente.

Ma gli ostacoli da superare sono ancora tanti. I divari infraregionali (in Israele, Libia e Turchia i valori del reddito pro-capite sono superiori alla media mondiale, mentre Marocco, Egitto, Palestina e Siria presentano un valore inferiore a 3.000 dollari annui per abitante. In media, dunque, la ricchezza di un italiano è pari a 17 volte quella di un egiziano). I giovani disoccupati ‘intellettuali’ (27% della popolazione tra 14-25 anni è istruito ma senza lavoro). Infine, la protesta che sta facendo crollare a effetto-domino i vecchi regimi autocratici in nome di una maggiore partecipazione democratica, favorita dall’effetto del sistema mediatico (tv, radio e soprattutto internet) sempre più integrato con quelli occidentali.

Con l’Europa, Italia in primis, a toccare con mano la forza onnipervasiva del fenomeno globalizzazione, ripercuotendosi lì il tutto. Sbarchi di migranti sulle nostre isole e le nostre coste, rifornimenti energetici a rischio, dunque impennate sulle bollette del gas e ai rifornitori di benzina, l’esigenza di tutelare gli interessi del nostro Paese nell’area del Mediterraneo e la conseguente ridefinizione di rapporti bilaterali con nuovi governi dalle ambizioni democratiche non ancora consolidate.

Youmark, in occasione del convegno ‘Il Mediterraneo diventa adulto’, ha interrogato nel merito il dg Censis, Giuseppe Roma, e il segretario generale del Ministero degli Affari Esteri, Giuseppe Massolo.

Il tutto alla luce del bisogno che l’Italia, dopo la crisi economico-finanziaria che ci logora dal 2009 e la scompagine politica in corso, ha di guardare a nuovi mercati, favorendo la ripresa dell’export grazie al presidio più approfondito di aree finora rimaste ai margini del processo di riposizionamento del made in Italy. Nell’ambito delle relazioni con i Paesi del Mediterraneo infatti, abbiamo una posizione rilevante come partner commerciale privilegiato di diversi stati (nel 2009 sono stati 18,2 i mld di euro di export extra-Ue e pari al 12,5%, ossia 15,8 mld di euro, la corrispondente quota delle importazioni provenienti dai Paesi del Mediterraneo)

Ecco perché è fondamentale superare gli strascichi di diffidenza e timore verso i flussi migratori provenienti dalla riva sud ormai integrati in Italia. Siamo il primo partner economico della Libia, con più di 100 imprese italiane, collegate al settore petrolifero, meccanico - Eni, Edison, Iveco, Technip e Telecom Italia - e alle infrastrutture. Il secondo fornitore per la Tunisia, il terzo per l’Algeria e il quarto per Egitto e Siria.

Francesca Mautone, Roma 

 

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