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da sx: Claudio Provetti, delegato Comitato di Area Csit, Prove, Controlli Valutazioni e Certificazione (Pcvc); Gian Nicola Babini, presidente Comitato di Area Csit, Prove, Controlli Valutazioni e Certificazione (Pcvc); Ennio Lucarelli (in piedi), vice presidente vicario Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici.
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Confindustria: un manifesto per il Made in Italy. Certificarne la qualità per aumentare il valore

26/11/2010

Alimentare di nuovi contenuti le interfacce verso le istituzioni e tutti gli altri ambiti impegnati nel miglioramento nel Sistema Qualità Italia. Evidenziare le debolezze delle regolamentazioni tecniche cogenti e volontarie, del relativo sistema di Controllo e Vigilanza e allargarne la condivisione. Avviare piani nazionali di sensibilizzazione, crescita culturale e miglioramento delle situazioni più critiche. Valorizzare l’affidabilità del Sistema di Controllo e Vigilanza in Italia. Utilizzare il sistema delle Prove, Controlli, Valutazioni e Certificazioni in partnership con le componenti imprenditoriali per avviare circoli virtuosi a livello locale (attualmente il comparto delle certificazioni in Italia è costituito da circa 6mila imprese e 28mila addetti, generando un volume d’affari annuo di 2,7 miliardi di euro e un valore aggiunto di 1,3). Obiettivo, concorrere a sostenere il Made in Italy per la crescita di competitività del Paese, che ad oggi vanta 135.000 aziende certificate.

Così recitano alcuni dei contenuti del Libro bianco ‘Le Prove, i Controlli, le Valutazioni e le Certificazioni per i prodotti, i servizi, le aziende e i professionisti’, presentato ieri a Roma dal Comitato d’Area Pcvc di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici. 

Avvalendosi, grazie al lancio del Manifesto per la Qualità, di una campagna nazionale per il superamento degli aspetti critici delle regolamentazioni tecniche e volontarie e del relativo sistema italiano dei controlli e della vigilanza. Un confronto critico, ma costruttivo, con il sistema produttivo nazionale per arrivare alla condivisione delle priorità e modalità con cui intervenire. In aggiunta, un progetto di sensibilizzazione e formazione sugli standard, il loro rispetto e sul valore delle attestazioni di conformità, rivolto ai cittadini, ai professionisti e ai funzionari della P.A.

Il tutto promuovendo il ricorso alla certificazione volontaria dei Sistemi di Gestione Qualità, Ambiente e Sicurezza, per elevare l’immagine e l’affidabilità dell’imprenditoria italiana e quindi del nostro prodotto, in nome della competitività, contro i prodotti di scarsa qualità provenienti da mercati ancora poco ‘attenti’ ai suddetti aspetti.

Precisando come per qualità non si intenda solo quella del lavoro, a tutela dei bisogni di salute e sicurezza degli occupati, ma pure l’ambientale, pro collettività attuale e futura, in un quadro di sviluppo sostenibile. Così come qualità dell’informazione, a tutela della riservatezza, e per una corretta ed efficace fruizione delle notizie da parte di tutti.

In poche parole, la volontà di creare consapevolezza sulla possibilità di attribuire, grazie all’attestazione di conformità, nuovo valore alla produzione nazionale, con evidente beneficio nei rapporti con gli shareholder, dal sistema bancario a quello assicurativo, dalle amministrazioni locali alle centrali.

“La certificazione da parte terza di prodotti, processi, servizi e competenze professionali costituisce lo strumento più efficace per dare valore aggiunto alle produzioni del Made in Italy sui mercati nazionali e internazionali. Con il progetto del Manifesto per la Qualità siamo impegnati a ottimizzare il sistema italiano di certificazione, rafforzandone l’autorevolezza, con l’obiettivo di aprire un percorso per sostituire la logica degli interventi di emergenza, dei controlli formali e ferraginosi, della moltiplicazione dei permessi e delle autorizzazioni, a favore di un sistema di valutazioni, controlli e attestazioni di conformità diretto alla prevenzione dei rischi, al mantenimento della sicurezza, alla crescita di competitività delle imprese, alla tutela dei consumatori”, ha in merito affermato Ennio Lucarelli, vicepresidente vicario di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, proseguendo: “Per stare al passo l’Italia deve rendere la qualità una politica concreta per competitività e concorrenza. Non a caso, la Federazione, in collaborazione con enti pubblici locali e centrali, si promuove la semplificazione degli adempimenti amministrativi richiesti alle attività imprenditoriali e professionali, nonché un sistema di accesso a sgravi fiscali per quelle realtà che, oltre a rispettare le regole cogenti, si dotino di strumenti di gestione dei rischi validati e riconosciuti”.

Senza dimendicare che Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici rappresenta polo di riferimento nazionale per le attività di certificazione della qualità, avendo avuto ruolo determinante nella costituzione di Accredia e nel suo riconoscimento quale unico ente di accreditamento, in conformità con la richiesta Ue.

Francesca Mautone, corrispondente da Roma

 

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